Mar. Lug 16th, 2024

L’ex segretario confessa la volontà di creare una lista alternativa e chiama a raccolta la sua area. Nuova grana per il governatore. Che deve fare i conti con le questioni giudiziarie e con i numeri risicati in Direzione

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Il D-day è domani, con la Cassazione che dovrà decidere se confermare o meno l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore per Mario Oliverio. Ma, oltre alle incognite giudiziarie, il governatore calabrese sarà giocoforza obbligato a fare i conti con altre insidie, decisamente più politiche. In particolare, dovrà guardarsi dal “fuoco amico” e dal correntismo di un Pd che, malgrado il rinnovamento promesso da Nicola Zingaretti, continua a essere un partito controverso, in cui la pluralità delle posizioni spesso si traduce in diversità totale.
Il presidente della Regione, come se non bastassero la diaspora di diversi maggiorenti del centrosinistra, i veti alla sua ricandidatura da parte di alcuni big del partito e i sondaggi ufficiosi che vorrebbero il centrodestra vittorioso alle prossime elezioni, sarà costretto a prendere atto di una nuova scissione, orchestrata dall’uomo che, fino allo scorso anno, era pur sempre il segretario regionale del Pd: Ernesto Magorno.

L’ANTEFATTO E WHATSAPP Magorno, renziano di fede ortodossa, non ha preso per niente bene la sua esclusione e quella dell’ex sottosegretario Luca Lotti dalla Direzione nazionale del partito, eletta domenica scorsa. E in un gruppo privato su Whatsapp – dal nome emblematico: “Solo x Renzi” – avrebbe confessato apertamente i suoi piani. Che non coincidono affatto con quelli di Oliverio e del Pd. Magorno avrebbe infatti deprecato la «restaurazione» avviata da Zingaretti e precisato di avere ormai «le mani libere». Di più: avrebbe perfino dichiarato la sua intenzione di non sostenere il governatore alle prossime Regionali e di contrastarlo per mezzo di un’altra coalizione. Magorno avrebbe già pronta la lista alternativa: “Un’altra strada per la Calabria” (dal titolo dell’ultimo libro di Renzi…), il cui simbolo ha già cominciato a girare tra gli addetti ai lavori. L’ex segretario, secondo quanto trapela, avrebbe già fissato per i prossimi giorni un incontro a Catanzaro «per dar vita all’area calabrese, che per ora guiderò io».

CHI LO SEGUIRÀ? L’iniziativa di Magorno, chiaramente, rientra in una strategia nazionale. L’area di cui fa parte, infatti, non ha mai abbandonato l’idea di lasciare il Pd per fondare il nuovo partito di Renzi, ed è probabile che la decisione finale arrivi dopo l’esito delle Europee di maggio. Nel frattempo, Magorno sembra essersi portato avanti con il lavoro. E ora non pare ozioso scoprire quali dirigenti calabresi siano pronti a seguirlo in questa nuova avventura politica. Difficile che l’ex segretario riesca a coinvolgere nel suo progetto big della mozione Martina del calibro di Nicola Irto (unico rappresentante calabrese d’area entrato in Direzione) e Demetrio Battaglia. Così come è arduo immaginare che della “congiura” faccia parte il deputato Antonio Viscomi. Chi resta, allora? Forse il segretario provinciale del Pd di Catanzaro, Gianluca Cuda? O l’ex parlamentare Stefania Covello? Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

I NUMERI IN DIREZIONE In ogni caso, la sortita di Magorno è una nuova grana per Oliverio, che aveva incassato una vittoria di Pirro nel corso della convention di domenica. L’area “Piazza Grande con Zingaretti”, di cui è stato il principale ispiratore, era riuscita a far entrare in Direzione quattro esponenti – lo stesso Oliverio, Giuseppe Falcomatà, Enza Bruno Bossio e Anna Pittelli – sui sette dell’intera mozione. Un buon risultato, sebbene smorzato dalla contestuale elezione dell’ex ministro Marco Minniti (formalmente un parlamentare della Campania), di Carlo Guccione (area Orlando), Mimmo Bevacqua (area Franceschini) e Irto, per certi versi accomunati, con intensità diverse, dal desiderio di trovare un candidato alla Regione diverso dall’attuale governatore. Oliverio può insomma contare su numeri risicati in Direzione, l’organismo a cui spetta la ratifica delle liste elettorali e di cui fa parte, di diritto, anche il commissario regionale Stefano Graziano, che, verosimilmente, opterà per un profilo super partes.
E così il D-day di domani potrà chiarire soltanto l’aspetto giudiziario. Per le questioni politiche, invece, servirà più tempo.

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