È stato presentato sabato scorso, all’interno del dibattito “il Pane sporco della corruzione” il libro del filosofo Vittorio V. Alberti edito da Rizzoli, “Pane sporco. Combattere la corruzione e la mafia con la cultura”.
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Nella sua appassionata denuncia, Vittorio V. Alberti ha affrontato alla radice la piaga originaria che consuma la società italiana e mina alle basi qualunque prospettiva di progresso civile. E questa radice va ricercata proprio in una cultura che disprezza il merito, la riflessione, la ricerca della bellezza in nome di miopi interessi personali o di gruppo.
Dunque, è contro la cultura della mafia e della corruzione che è indispensabile battersi, e bisogna farlo ripartendo dalla bellezza del nostro patrimonio e del nostro passato; la potenza della cultura italiana, sostengono anche Giuseppe Pignatone, procuratore della repubblica di Roma, nel saggio introduttivo e don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nella postfazione, è la strada per combattere corruzione e mafia: “Il patrimonio di intelligenza e bellezza, che è il nostro valore, la nostra identità, è nostro e nessuna forza oscura può togliercelo a meno che non glielo lasciamo fare, come spesso avviene per nostra colpa.”
Un evento insomma di grande spessore curato dalla scuola di formazione socio-politica “Laudato sì” della diocesi di Locri-Gerace, impegnata costantemente in un’opera di sensibilizzazione della comunità sui temi più importanti della nostra quotidianità e realizzato in partenership con il Dicastero della Santa sede per il servizio dello Sviluppo Umano Integrale e la Rete mondiale di preghiera del Papa.
INTERVISTE INTERNE A TG NEWS
FRANCESCA CLEMENO|redazione@telemia.it