Mer. Lug 17th, 2024

“Di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo”: lo ha ribadito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al termine dell’incontro in Prefettura con i rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine della provincia di Crotone in seguito al naufragio di un barcone di migranti. Il titolare del Viminale ha comunicato i numeri dei morti: dei 59 cadaveri ritrovati finora 21 sono di uomini, 24 di donne e 14 di minori (9 maschi e 5 bambine). Piantedosi, dopo aver ricostruito l’accaduto, ha ribadito che: “L’unica cosa che va detta e affermata è: non devono partire. Non ci possono essere alternative. Noi lanciamo al mondo questo messaggio: in queste condizioni non bisogna partire”.

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“20/30 persone mancano all’appello”
Piantedosi, che era accompagnato dal sottosegretario Wanda Ferro e dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha spiegato che l’imbarcazione era stata intercettata dal sistema Frontex e il motivo per il quale non c’è stato un intervento: “Dalle prime ricostruzioni – ha detto Piantedosi – c’è stata una segnalazione di Frontex, un avvistamento vago per capire il target. È stata la precarietà con la quale è stata organizzata questa traversata che ha causato la tragedia. Perché quando è riapparsa la barca c’è stata l’impossibilità materiale di effettuare ogni qualsivoglia manovra di avvicinamento per le condizioni meteo marine. Bisogna tenere conto anche dell’esigenza di mettere in conto che i soccorsi non devono aggiungere pericolo né ai soccorritori né alle persone da soccorrere”. Il ministro ha poi assicurato che le ricerche proseguiranno nei prossimi giorni per recuperare i dispersi: “Dovrebbero essere tra 20 e 30 persone che mancano all’appello” ha concluso Piantedosi.

“Tragedia che ci addolora e ci interroga”
“Quanto accaduto a Cutro è una tragedia che ci addolora e ci interroghiamo come sia possibile spingersi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate così pericolose” Il responsabile del Viminale ha spiegato come si sta muovendo l’Italia per evitare queste tragedie: “Libia e Turchia fanno tanto per non far partire i migranti. Tra Tunisia e Libia, da quando è in carica questo governo, sono state intercettate e riportate indietro 24 mila persone e ne sono arrivate 14 mila. Un grandissimo lavoro che è sostenuto anche da noi”. “Il tema”, ha ribadito Piantedosi, “è sempre quello delle partenze. C’è questa vocazione alle partenze sostenuta da un coro generale di consenso, come se la soluzione di questo fenomeno si risolva incoraggiando tutti a venire anche in condizioni drammatiche. Noi stiamo cercando di implementare la capacità di altri paesi di intervenire anche se talvolta siamo criticati, ma questo lavoro rientra nella logica di parlare di salvataggi anche quando si mandano indietro le persone”. Sul ruolo dell’Europa, il ministro ha aggiunto: “L’Europa siamo noi. Probabilmente deve fare qualcosa di più e il governo oggi può segnare un cambio di linguaggio in nostro favore. Il passaggio dalle parole ai fatti è di fondamentale importanza”.

“È inconcepibile che la rotta tra la Turchia e la Calabria si sia consolidata negli ultimi anni nell’indifferenza generale. La nostra Regione ha accolto 18mila migranti nell’ultimo anno, ma non può essere lasciata da sola. L’Europa deve battere un colpo”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, parlando con i giornalisti fuori dalla Prefettura di Crotone. ”Chiedo al governo nazionale di continuare a fare quello che sta facendo, vale a dire di chiedere all’Ue di rendersi conto che il nostro Paese è il confine dell’Europa con 7mila chilometri di costa, e la Calabria è un pezzo importante di questo confine. Non si può delegare un fenomeno così gigantesco ai sindaci, ai prefetti e alle istituzioni locali senza il contributo dell’Unione europea”, ha sottolineato il governatore Occhiuto.

CALABRIA 7

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