Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, domani sarà in Calabria per sostenere la candidata alla presidenza della Regione, Amalia Bruni. E non solo: alle 17 il ministro Orlando parteciperà all’incontro pubblico che si terrà al Grand Hotel di Lamezia Terme, con Fabio Guerriero, candidato del PD al Consiglio Regionale della Calabria.
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Oltre al tema elettorale si discuterà dell’aggravarsi della crisi nelle aziende di telecomunicazioni in Calabria e le pesanti ripercussioni che questa potrebbe avere in un Paese già fortemente provato dall’emergenza sanitaria.
“Solo per quanto riguarda la questione “Almaviva” sono infatti oltre 600 famiglie del sud Italia che rischiano di rimanere senza uno stipendio, 62 i lavoratori di Rende che aspettano risposte, senza contare i 3.000 lavoratori della Abramo Customer Care e tanti piccoli gestori falcidiati da una politica di delocalizzazione che predilige i mercati esteri a discapito del lavoro in Calabria – afferma Fabio Guerriero -. Il cambio appalto per il call center ITA, con il conferimento del nuovo incarico a Covision per la gestione dei servizi di contact center, sostitutivi di quelli tuttora in capo ad Alitalia, non include attualmente la clausola sociale che sta a significare la perdita del lavoro per chi oggi è impiegato in azienda. Se pur smentita dalla Covision la volontà di assunzioni in Romania, voce diffusasi nelle ultime settimane, rimane comunque una falla normativa e contrattuale che Guerriero intende approfondire con il Ministro Orlando”.
“Ben venga l’iniziativa del ministro Orlando, tanto osteggiata da Confindustria, che mira a regolamentare in modo strutturato il mercato del lavoro e impone a chi percepisce aiuti statali di restare in Italia. Cose semplici ma efficaci. L’unico rammarico – dichiara ancora Guerriero – è che per giungere a tale proposta, che da sindacalista proposi già 12 anni addietro: ci abbiamo messo troppo tempo e rimesso troppi posti di lavoro. Il tutto avvenuto nel silenzio della Regione Calabria che non ha mai inteso partecipare ai tavoli di crisi nazionali lasciando al proprio destino i sindacalisti e soprattutto centinaia di famiglie senza sostentamento alcuno”.