Mer. Ago 14th, 2024

Tra la macabra danza libanese e il coraggio di una donna, l’intervista di Joumana su ‘Il Giornale’ di Alessandro Sallusti e Chiara Chiusi denuncia le sofferenze e le ingiustizie inflitte ai libanesi, mentre il conflitto israelo-palestinese continua a deflagrare sotto l’ombra di un potere effimero e disumano.

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Ieri mattina,13 Agosto, sulle pagine de ‘Il Giornale’, diretto magistralmente da un caro amico, nonché ottimo professionista, cioè Alessandro Sallusti (che ringrazio) e a firma di un’altra cara amica (e ringrazio pure lei), anch’essa ottima giornalista, ovvero Chiara Chiusi -a sua volta sposata con un nostro valente collega, Giordano Stabile, per anni corrispondente da Beirut per ‘La Stampa’- è uscita un’intervista a mia moglie Joumana.

Parliamoci chiaro, la cosa mi inorgoglisce non solo per evidente coinvolgimento ed amore coniugale, ma -cosa più essenziale- poiché rappresenta bene ‘il grido’ di un’araba cristiana e di una donna, la quale non solo amo, ma stimo ogni giorno di più, in quanto dimostra stile e dignità, coraggio e freddezza, fuori dal comune.

Siamo alle solite, cioè alla descrizione plastica della ‘macabra danza libanese’, la quale è sfrenata e frenetica, persino nel mentre incede da qui a poco, pur non sapendo il dove e il quando si palesera`, verso l’incombente tragedia.

Ma al tempo stesso, è pure o soprattutto, il rinnovato inno alla vita, il quale si leva forte, sempre più forte, tra speranza e strazio, di una gente e di un popolo, stanco di subire, di vedersi invaso, spesso persino sopraffatto dalla crudeltà delle guerre, di cui proprio i libanesi sono vittime e che vedono combattere, dentro ‘casa loro’ -e perché no? Anche ‘casa mia’- poiché questo Paese è (da sempre!) cassa di compensazione per tutta la regione.

Insomma si combatte lì, tra le strade del Libano e di Beirut, per non scontrasi altrove.

Signor Netanyahu, la pelle si venderà a caro prezzo, soprattutto per ‘darle una lezione’, a lei, screditato in patria, che cerca come un qualunque e volgare incantantatore di serpenti, un appiglio, una qualsivoglia vittoria -lo dimostra il suo aprire plurimi ‘fronti di guerra’ e di insopportabile genocidio- poiché si abbarbica ad un potere effimero, quale è ormai la carica istituzionale che incarna e che Israele non merita.

Si, è proprio questa la sua speranza, cioè quella di sopravvivere a se stesso e non finire in galera, laddove potrebbero ‘spedirla’ i giudici del suo Stato, a fronte delle inchieste in capo alla di lei persona e per reati finanziari, cioè uno degli abominii di cui non si dovrebbe ‘macchiare’ un politico, ma che intacca sempre i politicanti, proprio assimilabili alla sua persona.

Ecco, la verità autentica, la quale impatta ed investe la realtà cruda, che nessuno dice, nessuno proferisce, nessuno racconta, nessuno stigmatizza.

E poi, perché tutto ciò? È il concetto di politicamente corretto?

Suvvia, disse il grande Totò (e non lo si confonda con notori e provinciali impostori, solamente omonimi nominalmente allo straordinario attore, da me conosciuti epperò non frequentati): “…ma mi faccia il piacere”!

Qui non si sente e non si ode alcuna voce autorevole, pronta ad imbrigliare il ‘macellaio di Tel Aviv’ -sempre Benjamin Netanyahu- primo ‘nemico’ della sua gente e poi, sterminatore di inermi palestinesi ed invasore folle e criminale, di Paesi stranieri altrui, in violazione dello stesso Diritto Internazionale, che a ben ragione, e` contestato a Putin.

Ma allora, non c’è verità e giustizia, poiché pure la gente di Gaza, la gente di Beirut, la gente di Damasco e soprattutto la gente di Teheran, che si oppone politicamente e socialmente al regime degli Ayatollah -senza considerare però che in caso di attacco o guerra che dir si voglia, inevitabilmente, prevarrebbe lo spirito di unità nazionale e quindi a tutto vantaggio dei fanatici chierici islamisti, stile Komeyni- dicevo anche questi popoli succitati hanno diritto non solo alla vita, ma al riconoscimento della dignità e di un’umanità non ‘pelosa’.

E, soprattutto che li si consideri non persone di ‘serie B’ in luogo a qualcuno come Netanyahu (e non tutti gli Israeliani), il quale pensa come donne e uomini di sua diversa etnia o religione, siano carne da cannone, oppure da sterminare, a fronte di suoi biechi calcoli e interessi politicanti, anzi farneticanti.

Signor Netanyahu -e l’appello signore, ovviamente non considerandola tale- la storia ci ha già insegnato e supremamente dimostrato, che già un uomo dedito a ‘guerrafondeggiare’ solo contro tutti e contro il mondo è ‘finito’ giustamente e fortunatamente male.

Si ricorda quale era il nome di tal folle?

Adolf Hitler.

Faccia lei e come si dice dalle mie parti (Bovalino please!), una parola è poca e due sono troppe!

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