Nonostante gli Stati membri dell’Unione Europea tendano, in linea di massima, ad allineare le loro leggi anche in virtù di quelle che sono le direttive comunitarie, esistono ancora numerosi ambiti nei quali le normative nazionali differiscono notevolmente da Paese a Paese. Un caso esemplare di ciò riguarda lo status giuridico della cannabis light, a basso contenuto di THC e priva di effetti stupefacenti.
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Come noto, in Italia si tratta di un prodotto assolutamente lecito ed è per questo che non è affatto difficile per i nostri concittadini trovare l’erba legale online o presso negozi fisici, vista la presenza di numerosissime aziende specializzate come Justbob, impresa nostrana che opera anche al di fuori dei confini nazionali.
Si tratta di una situazione ormai normalizzata a partire dalla Legge 242 del 2016, quella che di fatto ha sdoganato la cannabis light. Ma, se l’Italia è arrivata a compiere questo passo già da ormai una decina di anni, altrove c’è chi è arrivato a una simile decisione solo di recente: parliamo della Francia che, da poco meno di un anno, è infine arrivata a legalizzare definitivamente la canapa a basso contenuto di THC.
Ecco come sono arrivati a questa decisione storica.
Il CBD in Francia: dalla restrizione alla completa legalizzazione
Dopo alcuni anni nei quali la cannabis light era ritenuta più o meno legale, alla fine del 2021, il governo francese si mosse in direzione di misure restrittive, vietando la vendita di fiori e foglie di canapa a basso contenuto di THC, una decisione in forte contrasto con la crescente accettazione dei prodotti a base di CBD in tutta Europa, e, di conseguenza, provocando una reazione immediata tra i produttori e i consumatori di cannabis light
Poco dopo il divieto, nei primi mesi del 2022 il governo francese sospese tali misure, attendendo un parere definitivo sullo status legale della cannabis light. Questo momento di pausa indicò un possibile cambiamento di direzione nella politica del governo verso una maggiore apertura nei confronti della libera circolazione dei prodotti a base di CBD.
Lo stallo è durato per circa un anno, terminando solo il 29 gennaio 2023 quando, con una mossa decisiva, il Consiglio di Stato francese ha emesso una sentenza storica che autorizza definitivamente la vendita di cannabis light, in particolare di fiori e foglie di canapa, le parti della pianta incriminate dalla precedente decisione.
Peraltro, questo passo è arrivato dopo che la Corte di Giustizia europea aveva già legittimato la vendita di tali prodotti conseguentemente allo sviluppo del caso Kanavape, di cui parleremo meglio più avanti. Il motivo di questa presa di posizione del massimo organo giudiziario europeo è semplice: foglie e fiori di cannabis light possiedono bassissime concentrazioni di THC e, di conseguenza, sono esenti da effetti stupefacenti. Pertanto la Francia non avrebbe avuto nessun diritto a limitarne la circolazione, visto che non sussistono motivi di preoccupazione nei confronti della tutela della salute pubblica.
La sentenza ha suscitato una reazione positiva tra i sindacati di settore, che hanno esortato il governo ad adottare un approccio meno cauto e moralista nei confronti della cannabis. Contestualmente, la Missione interministeriale per la lotta contro la droga e le dipendenze (Mildeca) ha sottolineato che il governo avrebbe mantenuto una vigilanza rigorosa sulle deroghe al divieto generale sugli stupefacenti per l’uso industriale e commerciale delle piante di cannabis.
Conseguenze economiche e sociali della legalizzazione del cannabidiolo in Francia
La definitiva legalizzazione ha avuto un impatto significativo sull’economia francese. Ha stimolato il mercato della canapa, con previsioni di guadagni tra 1,5 e 2,5 miliardi di euro all’anno e la creazione di circa 20.000 posti di lavoro, favorendo nel contempo l’espansione del settore dei negozi di CBD, con nuovi attori che stanno entrando nel mercato e un aumento del volume d’affari.
Allo stesso tempo, la decisione ha anche contribuito a sfatare alcuni pregiudizi legati al cannabidiolo, promuovendo una maggiore comprensione delle sue potenzialità e dei benefici ad esso associati e stimolando il dibattito pubblico sulla cannabis, incoraggiando una maggiore consapevolezza dei suoi effetti e delle sue applicazioni, sia in ambito ricreativo che terapeutico.
Il caso Kanavape: la sentenza decisiva della Corte di Giustizia Europea
Come promesso esaminiamo più da vicino il caso Kanavape, la vera e propria scintilla che ha avuto come conseguenza indiretta la legalizzazione definitiva del CBD nel Paese transalpino.
Kanavape è un’azienda francese che nel 2014 commercializzò un controverso prodotto: una sigaretta elettronica contenente CBD.
Il cannabidiolo contenuto in questo dispositivo era estratto dalla canapa coltivata legalmente in Repubblica Ceca, ma la legge francese all’epoca vietava la vendita di prodotti a base di CBD estratti dall’intera pianta, consentendone la lavorazione solo a partire da determinate parti di essa.
Questo divieto era chiaramente in contrasto con le leggi della Repubblica Ceca e sollevò importanti questioni sulla libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione Europea
In risposta al caso, la Corte di Cassazione francese chiese alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJUE) di pronunciarsi sulla legalità del CBD secondo la normativa europea. Nel novembre 2020, la CJUE emise una sentenza storica, stabilendo che il cannabidiolo non è una sostanza stupefacente secondo le convenzioni internazionali e non presenta effetti nocivi sulla salute umana. Questa decisione ha riconosciuto il cannabidiolo come un prodotto legalmente commerciabile nell’Unione Europea, a condizione che sia prodotto in conformità con le leggi dello Stato membro di origine, e ha di fatto influenzato le successive vicende francesi, fino a portare alla storica decisione di cui abbiamo parlato in precedenza.