Sab. Ago 24th, 2024

Riportiamo l’intervista effettuata dal nostro direttore dei Servizi Giornalistici web, dottor Giuseppe Cavallo, al Diacono, don Michele Trichilo, quì di seguito:

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D. Chi è il diacono nella Chiesa cattolica?

R. Nella bellezza dell’immagine della Chiesa che ci ha consegnato il Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium, emerge in modo chiaro ed evidente che ogni battezzato, in virtù del proprio battesimo ed in base ad un personale accompagnamento spirituale di ascolto e di discernimento con una guida illuminata, saggia ed equilibrata, deve identificare la sua peculiare vocazione a servizio della comunità dei credenti in Cristo per farla lievitare, nel mondo, di Vangelo puro, di Vangelo incarnato, di Vangelo respirato e diffuso.

Il diaconato è un grado del sacramento dell’Ordine; gli altri due sono il presbiterato e l’episcopatoPuò costituire una tappa intermedia verso il sacerdozio (diaconato transeunte, cioè di passaggio) o rimanere un ruolo di “servizio” nella vita liturgica e pastorale e nelle opere sociali e caritative (diaconato permanente).  

Il diacono ha la sua sorgente nella consacrazione e nella missione di Cristo, delle quali viene chiamato a partecipare. Mediante l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria egli viene costituito ministro sacro, membro della gerarchia. Questa condizione determina il suo stato teologico e giuridico nella Chiesa.

D. Qual è il ruolo del diacono?

R. Come già detto, in un grado inferiore della gerarchia (presbiterato ed episcopato) stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani « non per il sacerdozio, ma per il servizio » (Lumen Gentium, 29) . Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella « diaconia » della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio.

È ufficio del diacono, secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura.

Essendo dedicati agli uffici di carità e di assistenza, i diaconi non devono mai dimenticare l’esortazione di S. Policarpo: « Essere misericordiosi, attivi, camminare secondo la verità del Signore, il quale si è fatto servo di tutti ».

Su queste basi solide perché fondate sulla fedeltà del Signore, ritengo con affidata certezza poter dire che il diacono è l’uomo della Parola, quella Parola ricevuta solennemente dal Vescovo il giorno della sua Ordinazione; è l’uomo che contempla il Pane eucaristico con occhi capaci di consumarsi per amore, trasformandosi egli steso in pane e compagnia; è l’uomo che in forza della Parola e del Pane è maturo e idoneo a consegnare la propria vita ai fratelli come dono d’amore, mai dimenticando la confessione di Ignazio di Antiochia: “Voglio il pane di Dio che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di David e come bevanda il suo sangue che è l’amore incorruttibile” (S. Ignazio di Antiochia, Ai Romani, VII,1).

D. Quali le prospettive future di questo delicato ma importante ruolo?

 R. Il servizio diaconale nella Chiesa è un servizio che, oggi, si sta sempre più riscoprendo attraverso una lettura sempre più impegnata dell’ecclesiologia del Vaticano II. Si tratta, cioè, di “ricordare” e “riscoprire”, direi in senso catecumenale, il dono del Battesimo. Siamo tutti, per pura grazia battesimale, sacerdoti, re e profeti, ognuno con singolarità proprie, e con doni e carismi che qualificano la nostra vocazione e la nostra elezione.

Il diaconato (transeunte o permanente) rimane, perciò, una vocazione ordinata per essere, nel cuore della Chiesa, a servizio della Parola e dell’uomo, una vocazione che, silenziosamente, fa lievitare e riscoprire, attraverso una testimonianza divenuta pian piano trasparenza della misericordia del Padre, il vero volto di Dio, capace di saziare il cuore dell’uomo della vita di Dio.   

A tal riguardo, è bello dare rilievo che, ultimamente, anche per l’insufficiente mancanza di sacerdoti nelle parrocchie, in parecchie diocesi i rispettivi Vescovi, dopo maturo discernimento e condivisione coi relativi Consigli Presbiterali e dei Consultori,  hanno affidato a diaconi maturi ed affidabili la responsabilità di reggere, guidare ed amministrare comunità parrocchiali: un bel segno di novità pastorale e di evidente fiducia che qualifica, ulteriormente, la figura del diacono posto nella chiesa per esercitare la sua missione non in maniera individuale, sganciata dalla vita ecclesiale, ma con quella passione evangelica e con quella ricchezza di doni di mente e di cuore insita nella sua vocazione e perciò nel suo mandato di vivere nella comunità e per la comunità.      

D. Attualmente, si sta assistendo a un ritorno al paganesimo, considerati i costumi di una società sempre più degradata e deprivata moralmente, cosa deve e può fare un cristiano, oggi, per fronteggiare questa drammatica emergenza esistenziale?

R. Una bella domanda questa. Cosa fare, oggi, in un contesto frantumato e demotivato e perciò non sempre facile da interpretare e abitare a livello di fede e di vita. Sono sempre più convinto che, oggi, per incontrare rispettosamente i “pagani” del nostro tempo ed aprir loro la “porta della fede” (At 14, 27), in un dialogo sereno e fecondo, è necessario: cercare Dio attraverso un pellegrinaggio interiore che porti dalla testa al cuore e dal cuore alla vita e così ritornare a Dio attraverso un esodo esistenziale illuminato dalla forza della Parola onnipotente del Padre che è il Figlio suo, Gesù Cristo. E solo così si potrà fronteggiare questa drammatica orfanezza, questa assenza di Dio nei nostri giorni e nelle nostre notti: cercare Dio, tornare a Lui per mostrare all’umanità sfinita e slogata nei suoi passi il Volto dell’Amore Crocifisso e Risorto. “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini” (J. Ratzinger, L’europa nella crisi delle culture, Subiaco, 1 aprile 2005).

D. In base alla sua esperienza, cosa può consigliare a chi ha maturato la vocazione al diaconato e vorrebbe assumere tale ruolo nella Chiesa?

R. Fidarsi di Dio, fidarsi senza paura delle sue promesse e della sua fedeltà, eterna ed immutabile. La nostra debolezza è sublimata dalla gioiosa certezza che noi non siamo soli, che noi siamo presi in braccio e portati da Lui in ogni vocazione cristiana.

Il chiamato al Diaconato, è un uomo felice: ha accanto a sé la presenza materna della Chiesa-Serva, il cuore di una famiglia che palpita all’unisono col suo, una sterminata presenza di amici che lo sostiene in questa chiamata. Ma soprattutto c’è Lui, il Risorto ed il suo spirito pasquale: c’è Lui che “prendendoci sulle sue spalle e portandoci, diviene la nostra via” (S. Agostino). 

Bisogna solo credere ed affidarsi: sono questi i due verbi di ogni discepolo del Regno, chiamato ad essere nel  mondo amico e non servo del Maestro (Gv 15, 15).

Il Diacono don Michele Trichilo è nato a Locri il 2 maggio 1961. Diplomato al Liceo Scientifico di Locri, ha effettuato studi giuridici alla Sapienza di Roma. Vive a Locri e lavora presso la Curia Vescovile della Diocesi di Locri-Gerace. Baccalaureato alla Pontificia Università della Santa Croce-Apollinare in Roma, è stato istituito Lettore il 25 ottobre 2015 e Accolito il 2 ottobre 2016 da Sua Ecc.za Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace. E’ stato ordinato Diacono a Locri, nella Parrocchia S. Caterina V. e M., da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace, il 7 ottobre 2020.  Dal 1 novembre 2022, con immissio canonica da parte di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace, presta servizio diaconale nella comunità di Parrocchie di S. Ilario dello Jonio affiancando il parroco don Lorenzo Santoro nelle attività pastorali.  Con nomina episcopale svolge il compito di Segretario della Scuola di Formazione Teologico-Pastorale “Sedes Sapientiae” e di Segretario della Comunità diocesana del Diaconato permanente.   

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