Sab. Lug 27th, 2024

L’inchiesta Royale della Dda di Milano svela le operazioni del clan: il ruolo chiave di Agostino Cappellaccio e l’impatto del lockdown. Girolamo “Mommino” Piromalli, figura di spicco della ’Ndrangheta, e le infiltrazioni nel settore della ristorazione.

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Il clan Piromalli, storica cosca della ’Ndrangheta calabrese, aveva messo gli occhi sulla movida milanese, pianificando l’acquisizione di cinque locali in centro città tra il 2018 e il 2021. Questo ambizioso progetto è emerso dagli atti dell’inchiesta Royale condotta dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano.

Girolamo “Mommino” Piromalli, descritto dai magistrati come un «esponente di assoluto spicco» della cosca, si sarebbe avvalso del supporto di Agostino Cappellaccio, considerato il terminale economico del clan. Le acquisizioni puntavano a sfruttare le «ottime» prospettive di guadagno offerte dai locali della movida meneghina, frenate però dal lockdown imposto dalla pandemia.

Mommino Piromalli, noto frequentatore della vita notturna milanese, aveva già un curriculum criminale significativo, con una condanna per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le indagini hanno rivelato come Piromalli e Cappellaccio avessero intrecciato legami profondi, a partire dalla Calabria fino al Nord Italia, per il controllo di varie attività commerciali.

Tra i locali individuati c’erano il Dom Cafè, il bar-sala giochi Vizio Italiano, e i ristoranti La Scarpetta, Un mare di sfizi e Cor Italian Restaurant. Il Dom Cafè, in particolare, era stato oggetto di una complessa disputa, culminata in minacce e passaggi di proprietà fittizi, che evidenziavano l’intento del clan di recuperare investimenti con metodi mafiosi.

Le difficoltà economiche, accentuate dalla pandemia, non avevano scoraggiato le ambizioni di Piromalli e Cappellaccio, che continuarono a orchestrare acquisizioni e infiltrazioni, pur affrontando numerosi ostacoli. La tenacia della cosca nel perseguire i propri interessi economici a Milano, tuttavia, si scontrò con le indagini della Guardia di finanza e le misure cautelari emesse dalla magistratura, bloccando infine le loro operazioni.

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