Ven. Ago 9th, 2024

L’ex procuratore di Roma e Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, indagato per favoreggiamento aggravato. Maurizio Gasparri (Forza Italia) solleva la questione e chiede un intervento della Commissione Antimafia.

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La vicenda giudiziaria che vede coinvolto Giuseppe Pignatone, ex procuratore di Roma e Reggio Calabria, potrebbe presto finire all’attenzione della Commissione parlamentare Antimafia. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha annunciato la sua intenzione di portare in Parlamento le indagini della Procura di Caltanissetta, che accusa Pignatone di favoreggiamento aggravato per aver aiutato Cosa Nostra, in un presunto insabbiamento legato all’indagine mafia-appalti.

Gasparri ha espresso stupore per il fatto che Pignatone non si sia ancora dimesso dalla sua attuale posizione di presidente del Tribunale del Vaticano, sottolineando la gravità delle accuse e l’importanza di sospendersi da una carica così delicata. «Porteremo rapidamente in Commissione Antimafia la vicenda Pignatone», ha dichiarato il parlamentare, facendo eco alle preoccupazioni sollevate da interviste recenti di colleghi di Pignatone che riportano nuovi dettagli preoccupanti su vecchie vicende mai approfondite.

L’indagine della Procura nissena coinvolge anche altre figure di rilievo, tra cui Gioacchino Natoli, ex pm del pool antimafia di Falcone e Borsellino, e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti. L’accusa principale contro Natoli e Pignatone è di aver cercato di insabbiare un filone dell’indagine mafia-appalti, guidati dall’allora procuratore di Palermo Pietro Giammanco, deceduto nel frattempo, per favorire imprenditori mafiosi come Francesco Bonura e Antonio Buscemi.

In particolare, Natoli è accusato di aver finto di indagare su infiltrazioni mafiose nelle cave di Massa Carrara, disponendo intercettazioni selettive e smagnetizzando le bobine contenenti conversazioni compromettenti, che avrebbero potuto rivelare legami tra mafiosi e politici, come nel caso di Ernesto Di Fresco. Tuttavia, quelle bobine non furono distrutte e sono state ritrovate negli archivi della Procura di Palermo, sollevando ulteriori dubbi sull’intera operazione.

Pignatone, convocato in Procura il 31 luglio scorso, ha respinto le accuse, dichiarandosi innocente e promettendo di contribuire allo sforzo investigativo nei limiti delle sue possibilità. Ma il caso resta aperto, con implicazioni potenzialmente gravi per l’intero sistema giudiziario italiano.

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