Gio. Nov 21st, 2024

Quale giornata migliore per ricordare la situazione di soggezione psicologica e le vessazioni patite dalla giovane Mary Cirillo, madre di quattro bambini, che ha visto il suo epilogo nell’agosto del 2014, e lo stravolgimento dell’esistenza di ogni suo familiare.

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Un richiamo necessario perché proprio la vicenda di Mary deve essere da monito a tutte le donne che vivono in una situazione di soggezione psicologica.

Deve essere da esempio per invitare ognuno di noi, a non restare inerti dinnanzi ad una richiesta di aiuto ed a non sottovalutare nessun accadimento.

Il caso Cirillo ha registrato, fortunatamente un costante impegno dell’Arma dei Carabinieri  che hanno svolto le indagini coordinate dall’Ufficio di Procura di Locri – Dott.ssa Sgueglia – che si sono da subito attivati con ogni strumento di ricerca della prova, ivi comprese le intercettazioni dei colloqui in carcere di Pilato Giuseppe con i suoi familiari.

Il rapporto coniugale tra Mary Cirillo e Giuseppe Pilto, è stato ricostruito dalla PG e dall’Ufficio di Procura di Locri – dott.ssa Rossanna Sgueglia -, mediante l’audizione dei famigliari di Pilato Giuseppe, di Mary Cirillo e, di amici della giovane donna.

Davanti alla Corte di Assise di Locri, la lettura dei messaggi che Pilato e Mary si sono scambiati nella settimana prima del delitto, ha fatto toccare con mano, il come si è sviluppato l’intento omicidiario a seguito dei ripetuti dinieghi della vittima a ricostruire un matrimonio dominato da violenze e soprusi.

La dottoressa Sgueglia, in occasione delle requisitoria, con dovizia di particolari ha ripercorso tutte le emergenze investigative e processuali sviluppatesi dinnanzi alla Corte di Asside di Locri sottolineando quel grave stato di soggezione che portava la giovane Mary a vivere, quasi come normale, un rapporto dominato da soprusi e violenze che circa un anno prima del delitto, per come raccontato anche dal padre della vittima, aveva subito una minaccia con una pistola.

Il caso Cirillo, oltre all’impegno degli inquirenti, ha registrato il massimo risultato processuale con una condanna esemplare all’ergastolo, pronunciata dalla Corte di Assise di Locri.

La sentenza in questione è stata accolta dai presenti in aula in religioso silenzio, nessuno ha commentato né ha fatto una piega, solo una lacrima sul volto della sorella di Mary, Giovanna, è apparsa una lacrima mista a soddisfazione e dolore “perché niente, comunque, potrà ridarmi mia sorella, lei non c’è più”.

Frase questa che si commenta da sola; così come quella pronunciata dal fratello Emanuele “del risarcimento non mi importa nulla, quello che conta è che lui paghi per quello che ha fatto, è stata fatta giustizia”.

Il sentimento di soddisfazione e non di gioia per una amara vittoria, si è palesato così nei volti e nelle parole dei familiari della povera Mary.

I familiari della giovane Mary Cirillo, non intendono, al momento, aprirsi in commenti, preferendo concentrare le loro attenzioni sui figli di Mary; si limitano a ringraziare le autorità per l’impegno profuso nelle indagini che hanno registrato il giusto e dovuto epilogo; “è stata fatta giustizia”.

RIFESSIONI SUL FEMMINICIDIO

Nella giornata nazionale dedicata alla violenza sulle donne e al femminicidio, riteniamo sia importante riflettere sulla gravità di quelle situazioni di pericolo o maltrattamenti che potrebbero affliggere le persone a noi care, i nostri conoscenti o i semplici vicini di casa.

Sebbene vi siano delle norme predisposte dal legislatore, a nostro avviso, il ruolo più fondamentale e pregnante può essere svolto da tutti noi, dall’intera comunità.

La questione principale riteniamo sia insita non solo nel sanzionare le violenze con pene severe, che certamente è dovuto e necessario, ma anche e soprattutto nell’attivarci, tutti, nel cercare di prevenire ed evitare tutte quelle situazioni di pericolo aiutando tutte coloro le quali sono vittime di violenze fisiche e psicologiche.

Quella violenza che viene esercitata sistematicamente sulle donne con lo scopo di sottometterle attraverso l’annientamento della loro identità, della loro personalità e libertà.

Riteniamo sia necessario adoperarsi affinché si assistano e si aiutino le donne che sono vittime di quell’assoggettamento fisico e psicologico che le porta ad una sorta di schiavitù e, nei casi come quello di Mary Cirillo, alla morte.

Parliamo di un aiuto che non può essere codificato dal legislatore ma, deve venire dalle persone vicine, amici o conoscenti poiché, la prevenzione e la sottrazione delle donne alle continue vessazioni e sottomissioni, può avvenire solo facendo capire alle medesime le conseguenze dannose e pericolose alle quali vanno in contro.

Difatti, la problematica principale è quella di sottrarre la donna a quella forma di oppressione che quasi le porta ad accettare le situazioni di sottomissione che si trovano a vivere.

Forse la cosa più difficile, per come è accaduto alla giovane Mary Cirillo, è quella di far capire alle donne sottomesse che, la situazione che si trovano a vivere non è normale e non devono accettarla.

Dobbiamo aiutarle ad allontanarsi da quel compagno o uomo che le denigra e disprezza.

Da quella persona che nel maltrattarle, magari, riesce a fare una tale pressione psicologica nella donna che accetta tutto quanto subisce come se fosse legittimo e normale in un rapporto di coppia.

La cosa più importante e necessaria, è quella di far capire alla donna che un rapporto nel quale prevalgono maltrattamenti e pressioni psicologiche non è normale, non è un rapporto sano ma, è il chiaro segno che nella persona che hanno accanto, c’è un qualcosa di malvagio che può sfociare in eventi drammatici ed irrimediabili come nel caso di Mary Cirillo.

Le leggi certamente aiutano ma  da sole non basteranno, è solo attraverso una grande sensibilizzazione della problematica che, le “donne vittima” come Mary Cirillo, potranno trovare la forza di denunciare e reagire, trovando conforto nelle persone a loro vicine.

Certamente pene esemplari come quella dell’ergastolo, emessa nei confronti di Pilato Giuseppe, possono fungere da strumento dissuasore ma, l’attenzione riteniamo debba essere posta anche e soprattutto sulla sensibilizzazione e prevenzione dando il necessario conforto e aiuto a quelle donne che non hanno il coraggio di reagire.

Noi prima di tutti dobbiamo essere vicini a tutte quelle donne vittime di soprusi.

Le donne come gli uomini devono capire che ogni partener non deve scaricare nell’altro le proprie frustrazioni.

Il partner dovrebbe essere la persona nella quale troviamo la consolazione di ogni disperazione, con il semplice vivere insieme e non la vittima di violenze e soprusi.

Ringraziamo per l’attenzione.

Gli avvocati della famiglia  Cirillo: Maria Roccisano, Domenico Leone, Marco Ruga, Marcello Manna e Michele Franzese.

 

 

 

 

 

 

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