I dati della Commissione sull’utilizzo in Calabria dei fondi stanziati da Bruxelles. Rimpallo di responsabilità tra Comuni e Regione sulla gestione. Intanto le cattive abitudini hanno ripercussioni su mare e turismo
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Da un lato l’ordinanza del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sui Comuni litoranei perché «attivino controlli mirati ad assicurare il regolare funzionamento dell’attività di depurazione ed evitare problemi di inquinamento»; dall’altro le amministrazioni locali che chiedono a loro volta, attraverso l’Anci, alla Regione di assumere la gestione del delicato settore. La sostanza, in ogni caso, non cambia: nel complesso mondo della depurazione calabrese – il sistema complesso che serve appunto al trattamento delle acque reflue – la strada da percorrere in direzione della normalità resta tanta. Prova ne sono le immagini poco rassicuranti arrivate in questo primo scorcio d’estate sulle condizioni del mare calabrese. Si spera – soprattutto per salvare la stagione turistica – che le ultime azioni messe in campo dalla Regione (vedi i battelli spazzamare che dovrebbero battere palmo a palmo la costa tirrenica tra Nicotera e Tortora) possano produrre i risultati sperati.
Per il momento, comunque, non c’è da stare molto allegri. I dati forniti dalla Commissione europea, in risposta a un’interrogazione presentata dalla europarlamentare calabrese Laura Ferrara (M5S), confermano i ritardi accumulati nel corso degli anni. «In base alle informazioni ricevute dall’Autorità di gestione del Programma operativo regionale Calabria 2014-2020 – scrive la Commissione Ue -, sono stati completati e ispezionati 16 dei 160 interventi finanziati con fondi Fsc 2021/2027. E relativamente ai suddetti interventi, ad oggi le spese certificate messe a disposizione dal Fondo europeo di sviluppo nell’ambito del programma Calabria 2014-2020 ammontano a poco più di 17 milioni». A conti fatti, è stato realizzato soltanto un decimo di quanto programmato.