Gio. Nov 21st, 2024

Il dipartimento federale sanità di Italia del Meridione, presieduto dal dott. Antonio di Virgilio, intende avviare un’azione politica che accenda i riflettori su alcune criticità che riguardano il quadro sanitario nazionale e che colpiscono profondamente il Mezzogiorno.

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La classifica europea sugli investimenti sanitari in relazione al PIL è sconfortante, quando cerchiamo l’Italia: 16° posto. Sconfortante ma non sorprendente, in rapporto alle numerose criticità rilevabili nel nostro Paese, risultato di un definanziamento costante cui abbiamo assistito, in particolare, nell’ultimo decennio. Nel Fondo Sanitario Nazionale (FSN), nato per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e garantire gratuità ed universalità delle prestazioni sanitarie, mancano all’appello oltre 30 miliardi.

I risultati sono, purtroppo, evidenti. Nei nostri ospedali è riscontrabile l’assenza di 30.000 medici e 70.000 infermieri. La carenza del personale sanitario è un’emergenza destinata ad aggravarsi ulteriormente, se pensiamo che mensilmente circa 1.000 medici abbandonano l’impiego pubblico, lamentando sintomi da stress emotivo dovuto alla disorganizzazione strutturale che si ripercuote nel rapporto con il personale e con i pazienti. Il brutale assassinio della psichiatra Barbara Capovani, consumatosi due mesi fa a Pisa, è un caso paradigmatico di una situazione che non sta degenerando: è già degenerata. E necessita di un intervento immediato.

La pandemia e la crisi economica innescata anche dal conflitto in corso hanno acuito le problematiche, come dimostra l’irrazionale taglio operato sui posti letto: ben 25.000 in meno negli ultimi dieci anni. Il SSN universalistico e gratuito, nato nel 1978 con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini l’accesso all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, è oggi caratterizzato da una palese insostenibilità economica dovuta all’invecchiamento della popolazione, all’aumento delle patologie croniche, all’aumento dei costi delle terapie e delle tecnologie diagnostiche avanzate.

I principi di universalità, uguaglianza ed equità non possono più essere garantiti nel momento in cui la sanità privata diventa una soluzione tanto obbligata quanto esosa, soprattutto al Meridione, dove gli spostamenti verso il Nord sono così diffusi da sembrare dovuti. Ma la triste necessità non può trasformarsi in normalità. La disparità esistente fra Sud e Nord del Paese ha avuto ricadute, una volta in più, anche sulla sanità: il taglio di medici e infermieri ha colpito soprattutto il Sud.

Come Italia del Meridionenon possiamo e non potremo mai accettarlo. Siamo in costante ascolto delle istanze provenienti da diversi territori che si traducono in richieste di aiuto delle comunità e delle associazioni. Il primo soccorso intempestivo, i servizi domiciliari insufficienti, la carenza e l’insufficienza delle strutture sanitarie, la mancanza di coordinamento sono criticità deflagrate al Sud. Ma non basta l’ascolto: abbiamo l’obbligo di interpretare, analizzare e fare. Fare per davvero.

Mentre qualcuno continua a delirare su tendenze autonomiste che avrebbero effetti devastanti anche in campo sanitario, configurando un diritto alla salute in funzione della propria residenza facendosi beffe di ogni principio costituzionale, etico e sociale, Italia del Meridione si impegna e si impegnerà per ridurre una disparità mortificante. Lo farà tramite le sollecitazioni all’utilizzo dei fondi PNRR previsti per la sanità, specificamente nella Mission 6 che concerne l’implementazione della rete di telemedicina e il potenziamento della medicina territoriale: due fattispecie di cui gioverebbe l’intero tessuto nazionale e che risulterebbero cruciali per la fragilità dell’apparato sanitario del Sud.

Italia del Meridione, inoltre, ha redatto due proposte di legge (PdL) che vertono su altrettante misure che riteniamo fondamentali:

1) I criteri di ripartizione delle risorse finanziarie del FSN devono essere ispirati a principi di solidarietà e sussidiarietà: esiste, ad oggi, una palese sperequazione tra le ricche regioni a maggiore capacità contributiva e quelle più deboli, definanziate. Chiederemo, pertanto, una diversa ripartizione del FSN.

2) Un ripensamento del ruolo dei sindaci nella gestione della sanità dei propri territori. I sindaci sono i rappresentanti primi degli interessi sanitari individuali e collettivi nelle comunità di riferimento. Come tali, devono assumere il ruolo di decisori primi in tema di programmazione, indirizzo, verifica e controllo nella tutela della salute. Devono farlo in forza della contezza dei fabbisogni territoriali in tema sanitario e dei dati statistici dei quali dispongono.

Il Meridione ha bisogno di fondi in ambito sanitario, ma anche di una catena gestionale chiara su come e dove indirizzarli, per restituire alla popolazione il diritto alla salute che mai come oggi è un’ideale, un principio astratto, che viene sistematicamente violato e colpevolmente ignorato.