Mar. Lug 16th, 2024

 I pentiti, da Franco Bruzzese, a Adolfo Foggetti, Ernesto Foggetti, Anna Palmieri, Luca Pellicori, Mattia Pulicanò, Giuseppe Zaffonte e Roberto Presta, hanno offerto ad inquirenti ed investigatori uno spaccato importante sull’esistenza del Sistema Cosenza e delle organizzazioni criminali esistenti nell’hinterland, nell’ambito della maxi blitz della Dda di Catanzaro, che ha portato oggi all’esecuzione di 202 misure cautelari, di cui 139 in carcere, 50 ai domiciliari, 12 all’obbligo di dimora e ad una misura interdittiva. Il collaboratore di giustizia Celestino Abruzzese, detto “Micetto” ha indicato con il termine “Sistema Cosenza” un accordo tra organizzazioni, una sorta di un’unica grande associazione dedita al narcotraffico. Un sistema per evitare di entrare in rotta di collisioni con altre organizzazioni crominali. “Quando qualcuno prende la droga di altri, spiega il pentito,  vuol dire che c’è il sotto banco, tanto è vero che a volte, nei periodi in cui si spacciava di meno, cercavamo le persone che facevano sottobanco. Queste una volta individuate venivano punite, picchiate e a loro venivano richieste somme di danaro per risarcire il Sistema”.

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La suddivisione del sottobanco

I proventi del  sottobanco confluivano nella bacinella comune e venivano suddivisi, secondo quanto riportato dal gip Alfredo Ferraro che ha vergato l’ordinanza, tra i gruppi degli Zingari e quelli degli Italiani: ogni spacciatore che lavora a Cosenza è vincolato con uno dei gruppi che fa parte del Sistema. “In ogni periodo si sa sempre chi spaccia e per quale gruppo lo fa, in modo che non vi sia spazio per lo spaccio d droga per persone esterne al sistema”.  L’accordo tra Zingari e Italiani ha dato vita ad una confederazione, come l’ha definita il pentito Franco Bruzzese, un patto, poi suggellato nel novembre del 2011, quando lo stesso collaboratore di giustizia si è recato a trovare a Rende Ettore Lanzino, all’epoca latitante, nel sottoscala di un palazzo, dove erano anche presenti per gli Italiani Umberto Di Puppo  e Francesco Patitucci  e come  esponenti degli zingari presenti Franco Bruzzese e Maurizio Rango.

La bacinella comune

In quella sede la federazione con il clan degli Italiani ha ricevuto il sigillo definitivo in presenza del latitante Ettore Lanzino e ci si sarebbe accordati per creare una bacinella comune, nella quale sarebbero dovuti confluire tutti i proventi delle attività illecite dell’ormai gruppo confederato e vi sarebbe dovuta essere una ripartizione al 50 per cento per gli zingari e al 50 per cento per il gruppo Lanzino, anche se in un momento successivo il gruppo degli Italiani beneficiò del 60 % dei proventi della bacinella “poiché si trattava di un gruppo numeroso al quale facevano parte anche gli appartenenti al clan Chirillo di Paterno Calabro e i Presta di Tarsia”.

Il summit

Il collaboratore di giustizia Daniele Lamanna ha riferito di un summit al quale hanno partecipato diversi esponenti dell’organizzazione criminale : “fui io per conto di Bruni e degli Zingari, unitamente a Michele Bruni, a siglare l’accordo per la costituzione di un’unica bacinella”. Nel corso di questo summit al quale erano presenti i vertici di due organizzazioni criminali, si sarebbe stabilita una volte per tutte oltre la pace, anche la costituzione di questo gruppo federato con una bacinella comune e con una ripartizione dei ruoli. In particolare venne stabilito che Patitucci fosse il rappresentante dei latitanti Presta e Lanzino e che avesse la gestione unitamente a Michele Bruni delle estorsioni.

“La droga va comprata da persone grandi”

Il pentito Giuseppe Montemurro ha confermato il dominio a Cosenza sia degli Italiani che degli Zingari e Alberto Novello ha dichiarato che il sistema della cessione di droga a Cosenza funzionerebbe “nel senso che la droga bisogna comprarla nel territorio da persone Grandi in senso criminale di Cosenza, se invece si compra fuori dal circuito, ovvero sotto banco, bisogna versare una quota della bacinella. Dichiarazioni ritenute attendibili  e attraverso cui è possibile delineare, secondo il gip, con chiarezza la storia della ‘ndrangheta cosentina. Ulteriore elemento a sostegno di quanto rilevato viene poi offerto dai riti di affiliazione riguardanti diversi sodali della confederazione, da cui si evince anche la presenza di un sistema gerarchico al cui vertice ci sarebbe Francesco Patitucci.

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