Mer. Lug 17th, 2024

Il parroco Comito: né io né il vescovo Ciliberti la benedicemmo

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Il caso della statua di Sant’Agazio Martire donata al Comune dalla famiglia mafiosa dei Gallace, ora rimossa, ha «fatto cadere una nebbia densa e scura sul paese, di cui non sarà facile liberarsi». A parlare così, dopo il caos scoppiato nei giorni scorsi, è il capogruppo di opposizione Antonio Tedesco, sindaco del Comune di Guardavalle nel 2007, l’anno in cui venne adottata la delibera che diede il via libera all’installazione della statua del santo patrono. Anche Tedesco, come prima di lui lo stesso sindaco Pino Ussia, ha ripercorso, in seno al consiglio comunale che ha deciso la rimozione dell’effigie, la cronistoria della donazione e poi del posizionamento della statua, ammettendo che nel momento in cui fu esaminata la richiesta proveniente da 58 cittadini per l’installazione dell’effigie marmorea, non fu eseguito il necessario approfondimento sulla provenienza. L’ex sindaco Tedesco ha altresì ammesso l’errore di sottovalutazione che è stato commesso a suo tempo e il ritardo nel provvedere alla rimozione della stessa statua che, oggi, dopo 12 anni non è più esposta davanti al municipio.

«Negli anni Guardavalle – ha detto – ha vissuto momenti difficili, oggi tutto il paese deve riflettere e reagire con intelligenza. Il mio pensiero va ai tanti cittadini che non meritano di essere “marchiati” così negativamente». Ma se il caso della statua del santo patrono è finita in Parlamento con l’interrogazione della deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro e con le dichiarazioni della ministra Luciana Lamorgese per approfondimenti avviati sulla vicenda, nei giorni scorsi i commenti a caldo dei guardavallesi, dopo il servizio di “Striscia la notizia”, avevano chiamato in causa pure la Chiesa.

A distanza di qualche giorno, è lo stesso parroco di Guardavalle superiore, don Angelo Comito, a intervenire: «La comunità cristiana di Guardavalle non tace, ma lavora in silenzio – dichiara – e non va avanti con slogan anti ‘ndrangheta, né con automobili scortate, ma cerca di costruire una società civile e umana nella fatica della dura quotidianità. Ne sono prova le sante messe, il catechismo dei bambini e dei ragazzi, il cammino di formazione delle tre congreghe, l’oratorio domenicale, il coro parrocchiale, la visita agli ammalati, l’accoglienza degli stranieri, la partecipazione ai sacramenti, alle novene, alle feste. E questo – rimarca don Angelo – senza premi né riflettori accesi, ma con la collaborazione di tante persone che con semplicità, umiltà, gratuità offrono il loro servizio per la crescita di tutta la comunità».

Poi, entrando nel merito della donazione della statua, rivela che quando gli fu manifestata la volontà di posizionarla davanti alla chiesa matrice, egli per primo si oppose, elencando le sue motivazioni. «Inoltre, in nessuna occasione, né io né sua eccellenza monsignor Ciliberti – specifica don Angelo – abbiamo proceduto a inaugurare o benedire la statua. In qualità di parroco, non avrei avuto alcun potere di decidere o orientare la delibera di altro ente istituzionale, nel caso di specie il Comune di Guardavalle, prima di tutto perché non di mia competenza, in secondo luogo per il semplice principio di rispetto istituzionale».

Letizia Varano – gazzetta del sud

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