L’ex procuratore della Dda di Catanzaro denuncia il ritardo tecnologico dell’Italia e chiede riforme nel sistema giudiziario
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Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ospite di PresaDiretta, ha lanciato un duro monito sul crescente utilizzo della tecnologia da parte delle mafie, che oggi riescono a gestire ingenti traffici di droga attraverso semplici app per smartphone. «Le mafie possono acquistare tonnellate di cocaina senza doversi muovere dalla loro base operativa, semplicemente usando il dark web e criptotelefonini», ha dichiarato Gratteri, sottolineando come questo rappresenti una delle nuove frontiere della criminalità organizzata.
Gratteri ha evidenziato la gravità della situazione, accusando chi ha governato l’Italia negli ultimi anni di non aver fatto abbastanza per contrastare questo fenomeno. «Abbiamo sottovalutato la potenza tecnologica delle mafie», ha affermato, facendo riferimento alle recenti indagini che hanno rivelato le falle nel sistema informatico del Paese: «Il nostro sistema è un colabrodo, ed è stato possibile violarlo con troppa facilità».
«Le intercettazioni sono indispensabili, parlare dei loro costi è ridicolo»
Durante l’intervista, Gratteri ha difeso con forza l’utilizzo delle intercettazioni come strumento chiave per combattere la criminalità organizzata. «Il pedinamento ormai serve a poco», ha detto, considerando l’evoluzione tecnologica delle mafie. «Ci criticano per l’uso massiccio delle intercettazioni, ma il costo è minimo rispetto ai benefici che ne derivano». Gratteri ha evidenziato come le mafie, in particolare la ‘ndrangheta, abbiano già iniziato a impiegare hacker stranieri per operazioni complesse, inclusa l’estrazione di bitcoin e il riciclaggio su scala globale.
«Intercettare un telefonino costa 3 euro al giorno, mentre mancano migliaia di uomini e donne per effettuare i pedinamenti», ha aggiunto Gratteri, criticando la gestione delle risorse umane e tecnologiche nel contrasto al crimine.
Il ritardo tecnologico dell’Italia: «È umiliante»
Gratteri ha poi puntato il dito contro il ritardo tecnologico dell’Italia rispetto ad altri Paesi europei come Francia e Olanda. «In Italia non possiamo fare quello che è stato fatto in altri Paesi. Dobbiamo aspettare che siano loro a fornirci video e audio ottenuti dalle loro indagini, ed è umiliante».
Il procuratore ha chiesto a gran voce una riforma del sistema giudiziario italiano, proporzionata alla potenza delle mafie moderne, per poter combattere efficacemente la criminalità organizzata. «Se non abbiamo il coraggio di costruire un sistema adeguato, ci accontenteremo sempre dei pezzi di indagine forniti dagli altri», ha concluso, lamentando una scarsa competenza tecnica da parte di molti decisori politici e legislativi del Paese.
Gratteri ha ribadito l’urgenza di un cambiamento, sottolineando che le mafie, oggi più che mai, sono in grado di sfruttare le debolezze tecnologiche e legali di uno Stato che sembra non riuscire a stare al passo con la loro evoluzione.