Mar. Lug 16th, 2024

Il governatore della Calabria saluta commosso i dipendenti e augura a tutti buone feste. E poi stila un bilancio degli ultimi cinque anni: «Mi auguro che ci si possa riappropriare di ottimismo e fiducia. Il cambiamento deve essere innanzitutto coerenza di comportamenti»

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Il raffreddore cerca di nascondere la commozione. Ma a poche settimane dalla fine della consiliatura 2014-2020, all’ombra dell’albero di Natale nell’androne della Cittadella regionale, un po’ di trasporto nell’augurare buone feste ai dipendenti scesi da ogni piano per un brindisi, ci sta tutto. Il presidente della Regione Mario Oliverio non risponde alle domande sull’eventuale scelta di fare un passo indietro sulla ricandidatura per raccogliere l’invito del segretario nazionale democrat Nicola Zingaretti e convergere su Pippo Callipo. «Siamo qui per gli auguri, del resto la coalizione si riunirà ad horas per decidere. E’, invece, il momento dei bilanci e della speranza quella che assieme alla sua squadra – dice – ha cercato di rendere tangibile in cinque anni di amministrazione che hanno cambiato il trend. Laddove abbiamo avuto responsabilità lo abbiamo fatto». E via con l’elenco: dalle risorse comunitarie, ai trasporti, alla programmazione culturale.
«Quelli che abbiamo vissuto sono stati anni difficili anche perché non siamo stati accompagnati da politiche nazionali a sostegno del Mezzogiorno che ha continuato ad essere relegato in una condizione di marginalità. E parlo del Sud, non solo della Calabria – esordisce Oliverio davanti ad amministratori, sindaci, dirigenti e rappresentanti delle forze sociali -. Non siamo stati accompagnati per problematiche importanti, mi riferisco in modo particolare al servizio sanitario che è un servizio primario per la qualità della vita dei cittadini. Siamo stati tenuti fuori come istituzione Regione, con danni enormi ai servizi e ai cittadini calabresi». «La Regione Calabria aveva il primato di essere in coda nella programmazione comunitaria – afferma il governatore – ma per quanto riguarda la programmazione 2014-2020 è la prima regione del Sud ed è la seconda regione d’Italia, questo a dimostrazione del fatto che si può fare. Non c’è un destino cinico e baro che segna la vita della Calabria in una condizione di subalternità e di marginalità». E se nelle infrastrutture sono stati avviati “i lavori della più grande opera che sia stata fatta sulla ferrovia Jonica dopo l’unità d’Italia, che entro il 2022 consegnerà alla Calabria una moderna metropolitana di superficie, sono stati fatti passi in avanti anche nel trasporto su rotaie, con i nuovi collegamenti che collegano Sibari e Bolzano, e quelli che partiranno nel prossimo trimestre tra Reggio e Venezia. Penso anche al settore del turismo: una crescita a due cifre nel corso di questi anni grazie anche all’accessibilità del sistema aeroportuale. L’hub di Lamezia ha una crisi di crescenza: i collegamenti aeroportuali sono passati da dieci a oltre 70 collegamenti con altri aeroporti. Abbiamo investito noi risorse in questa direzione, perché la Calabria uscisse dall’isolamento e dalla perifericità». L’elenco continua con la programmazione culturale – perché «la cultura è crescita ma anche investimento sul futuro» – e con il finanziamento al cento per cento di borse di studio per gli studenti. «Noi non abbiamo pensato di aggiungere un solo precario alle migliaia di precari che abbiamo trovato, perché non appartiene alla nostra cultura la pratica della clientela – dice ancora Oliverio -. Noi abbiamo stabilizzato, avviato processi di stabilizzazione del precariato che abbiamo trovato, che è frutto dell’eredità delle pratiche clientelari del passato. Non ci siamo messi a fare l’analisi del sangue sui padrini che avevano prodotto il precariato perché il lavoro e le persone in carne ed ossa che ci sono dietro devono essere rispettati. Abbiamo fatto dei comuni i soggetti fondamentali dell’attuazione della programmazione regionale».
Insomma, il governatore rivendica un’inversione di tendenza laddove ha potuto operare a mani libere, nonostante i ritardi accumulati. Senza bacchetta magica «abbiamo messo la Calabria su un binario giusto, l’abbiamo spinta sul binario del futuro. E lo abbiamo fatto spostando le risorse ai servizi, alle attività produttive, sottraendole ad una logica assistenziale che aveva caratterizzato il passato. Abbiamo dimostrato che si può fare. Abbiamo dato credibilità alla regione anche sui tavoli nazionali ed europei». Con ancora più fermezza Oliverio si accalora parlando della bussola che ha guidato l’Esecutivo nella utilizzazione delle risorse: trasparenza e legalità. «E sfido chiunque ad andare negli angoli più sperduti di questo palazzo è trovare atti di Oliverio e della Giunta che assieme a lui ha lavorato, e trovare la firma, la mano o anche il fiato del presidente o degli assessori nell’indurre a fare atti illegali o discrezionali, anche rispettosi della legalità. Qui ci sono dirigenti, anche funzionari dei dipartimenti – dice sfidando i presenti – alzi la mano chi può dire Oliverio ci ha segnalato una pratica, perché noi abbiamo fatto della legalità la nostra bussola, e non solo della legalità, ma di una cultura tesa ad affermare i diritti. Di questo ne ho fatto una bandiera e continuerò a farne una bandiera perché la Calabria si riscatta se afferma legalità, diritti e crescita nella regione e nel rispetto delle regole». Il cambiamento, poi «non è una parola che si agita, il cambiamento deve essere innanzitutto coerenza di comportamenti, deve essere superamento del linguaggio biforcuto nel dire una cosa è praticarne un’altra». Il cambiamento è innanzitutto «coerenza, rispetto a regole e pratiche che abbiano al centro il rispetto degli amministrati, dei cittadini, delle persone delle imprese delle famiglie degli amministratori. Questo è il cambiamento». E chiudendo, salutando struttura amministrativa, i dirigenti, i funzionari, i dipendenti li esorta a difendere la propria dignità, «perché in questa regione non è stato sempre così. Ci sono state praterie sulle quali hanno pascolato interessi e forze che hanno messo in discussione questi cardini. Servire una comunità, un territorio, una regione significa farla crescere e non per piegarla e abbrutirla». «Tanti auguri perché ci si possa riappropriare di ottimismo e fiducia che sono il carbura senza il quale non si fa il cammino del progresso». Affiancato dagli assessori Russo, Corigliano, Rizzo e Fragomeni, il governatore più che lanciare la sfida, questa volta sembra si appellarsi all’unità delle forze che credono nel cambiamento appena declinato, per andare oltre bisogna attendere ancora qualche ora.

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