Mar. Lug 16th, 2024

Sabato 4 settembre, presso il Santuario Diocesano Nostra Signora dello Scoglio, si è svolta la giornata di preghiera per i giovani, presieduta, come sempre, dal Vescovo della Diocesi di Locri Gerace, monsignor Francesco Oliva. Fratel Cosimo, fondatore del rinomato santuario, ha effettuato una evangelizzazione e ha elevato un preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti. E’ stato pure annunciato che sabato 9 ottobre p.v. il santo luogo ospiterà, come ogni anno, una giornata di preghiera per la conversione dei mafiosi, che verrà presieduta dal vescovo diocesano. Di seguito, riportiamo il testo integrale sia dell’omelia del successore degli apostoli e sia di Fratel Cosimo, che ha ricordato la figura del giovane beato Carlo Acutis, portandolo come esempio per i giovani d’oggi.

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Omelia del vescovo Oliva:

Coraggio, non temere”. Inizia con questo incoraggiamento la liturgia della Parola di questa domenica. L’invito è rivolto anche a noi. Sono tante le delusioni e gli scoraggiamenti che ci prendono nelle diverse situazioni della vita. In questo tempo di pandemia che non sembra finire mai non mancano i motivi per deprimerci e lasciarci prendere dalla depressione. Su cosa basare tale coraggio? Il coraggio ci viene dal sapere di non essere soli: “Ecco il vostro Dio viene a salvarvi”. Non esiste ragione più solida di questa. Se Dio è con noi, di cosa possiamo avere timore? Dio c’incoraggia standoci vicini, non togliendoci la fatica, il dolore e la malattia, ma assumendoli insieme a noi, nella sofferenza eterna ed universale del Figlio in croce. Se Dio assume il nostro soffrire significa che esso ha un valore. Il Vangelo (Mc 7,31-37) ci mostra Gesù che compie la guarigione miracolosa di un sordomuto. Il racconto è semplice. Portarono a Gesù un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. Egli compie su di lui diversi gesti: prima di tutto lo condusse in disparte lontano dalla folla. Solo dopo aver allontanato quell’uomo dalla folla Gesù compie il miracolo: non vuole dare pubblicità al gesto, non vuole nemmeno che la sua azione sia coperta dal frastuono delle voci, non vuole clamore attorno a sé, non cerca popolarità, desidera solo venire incontro al bisogno del sofferente, rispondere al suo grido di aiuto. Quando si trovò in disparte, mise le dita nelle orecchie del sordomuto e con la saliva gli toccò la lingua. Emise un sospiro e pronunciò la parola risolutiva: “Effatà” “Apriti”. E subito l’uomo venne sanato: gli si aprirono gli orecchi, gli si sciolse la lingua.  Il miracolo di Gesù richiama una duplice guarigione. Innanzitutto la guarigione dalla malattia e dalla sofferenza fisica, che restituisce la salute del corpo. Ma c’è una seconda guarigione, forse più difficile, ed è la guarigione dall’isolamento, dalle nostre chiusure. La guarigione da quanto porta ad emarginare l’ammalato, il sofferente, il diversamente abile. Troppe volte l’ammalato e il sofferente diventano un problema, mentre dovrebbero essere occasione per manifestare la sollecitudine e la solidarietà della comunità. La sordità esprime l’incapacità di comunicare, di ascoltare e di comprendere non solo le parole degli uomini, ma anche la Parola di Dio. Gesù guarisce dall’incomunicabilità, ristabilisce la piena comunicazione dell’uomo con Dio e con gli altri uomini.  Gesù guarendo il sordomuto ci mostra un Dio che non si chiude in sé stesso, ma si apre e si mette in comunicazione con l’umanità. Nella sua immensa misericordia, ci viene incontro. Per realizzare questa comunicazione con l’uomo, Dio si è fatto uomo, s’è reso presente nella persona del suo Figlio. Gesù agisce come maestro di dialogo, di relazione e di comunicazione: è il grande “costruttore di ponti”, che ristabilisce la comunione piena con il Padre. Andare a Gesù, anche nella celebrazione dell’Eucaristia, è rivivere con Dio. Spesso arriviamo alla Messa chiusi in noi stessi, come delle isole inaccessibili, malati nelle relazioni: con i rapporti umani feriti, chiusi all’apertura reciproca. Vi si arriva come coppia chiusa, famiglia chiusa, gruppo chiuso, parrocchia chiusa, comunità chiusa. Tutto questo a causa del nostro peccato. Il peccato rompe le relazioni tra gli uomini e con Dio.  All’origine della nostra vita cristiana c’è il Battesimo, durante il quale vengono rinnovati i gesti e le parole di Gesù. Gesù tocca le orecchie e la lingua del sordomuto. Per ripristinare la relazione con quell’uomo “bloccato” nella comunicazione, cerca prima di ristabilire il contatto. “Apriti!”. Il sacerdote durante il rito dell’effatà toccando le orecchie e le labbra del battezzando proferisce queste parole: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”. Il miracolo di Gesù sul sordomuto possiamo ripeterlo anche noi, rivivendo la parola “Apriti”. Ciò può accadere quando ci apriamo alle necessità dei nostri fratelli sofferenti e bisognosi di aiuto, rifuggendo l’egoismo e la chiusura del cuore. È il cuore, cioè il nucleo profondo della persona, che Gesù è venuto ad «aprire», per rendere capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, possa ascoltare la voce di Dio, la voce dell’Amore che parla al suo cuore, ed imparare a parlare a sua volta il linguaggio dell’amore, traducendolo in gesti di generosità e di donazione di sé.  Lasciamoci guarire dal Signore, dalla sordità dell’egoismo e dal mutismo, dalle chiusure del nostro peccato. Ascoltare Dio che ci invita a comunicare la sua Parola a quanti non l’hanno mai ascoltata. Chiediamo alla Vergine Santa, Nostra Signora dello Scoglio, donna dell’ascolto e della testimonianza gioiosa, di sostenerci nell’impegno di professare la nostra fede e di comunicare le meraviglie del Signore a quanti incontriamo sul nostro cammino. Maria, Colei che si è totalmente «aperta» all’amore del Signore, ci ottenga di sperimentare ogni giorno, nella fede, il miracolo dell’«Effatà», per vivere in comunione con Dio e con i fratelli.

Evangelizzazione di Fratel Cosimo

Carissimi fratelli e sorelle, amati dal Signore, benvenuti nel Santuario Nostra Signora dello Scoglio. A tutti voi porgo un saluto di pace e di ogni bene nel nome del Signore. Sono lieto oggi, in questo primo sabato del mese di settembre, di condividere con voi questo momento in occasione della giornata di preghiera dedicata in particolare ai giovani. Il fervente devoto della Madonna, S. Luigi Maria Grignon de Montfort, ci assicura che, lasciandoci guidare dalla Vergine, faremo più progresso in un solo mese che non in molti anni senza di lei. Venga dunque in noi e in tutto il mondo, il regno di Maria affinché per mezzo di lei si estenda ovunque il regno di Gesù. Quindi andiamo a Gesù per mezzo di Maria. Proprio con questi sentimenti vogliamo ora fare riferimento al Vangelo di Marco c. 7 dal v. 31 fino al v. 35. I versetti ci dicono: “Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: Effatà, cioè: Apriti! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”. Fratelli e sorelle, giovani presenti a questo incontro, i versetti del Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato, ci parlano di una promessa di Dio contenuta nel libro del profeta Isaia al c. 35: “Si schiuderanno gli orecchi dei sordi e griderà di gioia la lingua del muto”. Una promessa questa di liberazione, una promessa efficace, che con forza compie quello che dice: Effatà! Apriti! La promessa si compie in Gesù verso un uomo le cui orecchie sono chiuse e la cui bocca è muta. Gesù porta l’uomo lontano dalla folla, pone le dita negli orecchi del sordomuto e gli tocca la lingua con la saliva, poi guardando verso il cielo, emette un sospiro e in lingua aramaica pronuncia la parola “effatà”, che significa “apriti “. Il risultato è sorprendentemente positivo, perché gli orecchi del sordomuto si aprono, il nodo della lingua si scioglie ed egli parla correttamente e liberamente. Abbiamo udito dal Vangelo che Gesù si allontana con il sordomuto dalla folla e cerca un incontro personale. Siamo chiamati tutti se vogliamo, a un incontro personale, lontano dalla folla, in disparte, nel silenzio con il Signore Gesù che vuole riaprirci le orecchie e sciogliere le nostre lingue, senza il quale rimaniamo nella nostra chiusura e nel nostro individualismo. Gesù desidera che il suo popolo apra le orecchie e allo stesso tempo sciolga la lingua. Vogliamo dunque, miei cari fratelli e sorelle, riconoscere che anche noi abbiamo particolarmente bisogno, come il sordomuto del Vangelo, di essere toccati dal Signore Gesù, affinché si sciolgano i vincoli, cioè i nodi della nostra lingua, che non ci permettono di pronunciare parole di testimonianza e di carità cristiana verso il nostro prossimo. Spesse volte noi ci definiamo di essere credenti, cristiani, ma lasciatemelo pure dire, non abbiamo poi il coraggio di testimoniare nella società odierna quel Gesù in cui diciamo di credere. I cristiani veri oltre alla testimonianza annunciano e praticano allo stesso tempo delle relazioni dove l’amore e l’attenzione verso gli altri diventano gratuità a partire dai più poveri e i più deboli. Una comunità cristiana se vogliamo, è formata da persone capaci di guardare gli altri a partire da quello che sono, cioè figli dell’unico Padre e quindi fratelli e sorelle gratuitamente amati. E nel concludere mi rivolgo a voi cari giovani e vi dico: Cercate di essere particolarmente devoti della Vergine Santissima. Il Santo Padre in occasione della veglia mariana internazionale dei giovani nel 2018 ha detto che è bello che i giovani preghino il Santo Rosario, manifestando così il loro affetto per la Vergine. E io aggiungo: Vorrei porvi come esempio da imitare un giovane dei nostri tempi beatificato il 10 ottobre del 2020: Carlo Acutis, modello di vita per i giovani e messaggio di amore per tutti. Egli nutriva una grande devozione per la Madonna e pregava il Santo Rosario ogni giorno. Carlo amava la Madonna più di quanto amava tutti i Santi. Intendo ricordare a tutti voi che era particolarmente innamorato della Santissima Eucaristia e diceva spesso: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. Il messaggio che oggi Carlo trasmette non solo ai giovani, ma a tutti è quanto mai essenziale e importante. Nella vita di Carlo tanti giovani possono rispecchiarsi. Cerchiamo di seguirlo. E’ questo l’augurio che faccio a tutti, in particolare ai giovani. E per chi vorrebbe andare a trovarlo, Carlo riposa nel Santuario della Spogliazione di Assisi, dove Francesco si era spogliato di tutto quello che aveva per consegnarsi totalmente a Dio.  E ritornando all’uomo sordomuto del Vangelo, voglia il Signore Gesù rinnovare per noi tutti, a volte sordomuti, il miracolo del suo tocco e della sua parola, per farci uscire dalla nostra chiusura e dal nostro individualismo, ed essere persone in relazione con Dio e allo stesso tempo a immagine di Dio. La Santa Vergine Maria, Nostra Signora dello Scoglio, sia per tutti noi, nel nostro presente e futuro cammino, la guida sicura che ci condurrà a Gesù, luce degli uomini, via, verità e vita. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo!

Il beato Carlo Acutis
Il vescovo e Fratel Cosimo
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