Un disastro con molti precedenti quello che si è abbattuto sulla città di Gioia Tauro e dell’intera Calabria, la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria ha arrestato 7 soggetti ritenuti responsabili dei delitti di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni, è stata anche posta sotto sequestro la società operante nel settore della depurazione e del trattamento delle acque, i soggetti ruotavano tutti intorno alla cosca Piromalli e si sarebbero occupati di trasporto e compostaggio di rifiuti speciali non pericolosi.
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Emerge un quadro ad dir poco agghiacciante che vede protagonisti anche imprenditori come Rocco La Valle, ex sindaco di Villa San Giovanni, e Francesco Barreca. La cosca Piromalli aveva messo le mani sul termovalorizzatore di Gioia Tauro e sulla società che gestisce la Piana.
Da tutto questo deriva poi un altro quadro ancora più preoccupante che riguarda la popolazione, i cittadini e la loro salute, infatti l’Arma dei Carabinieri ha eseguito il sequestro preventivo nei confronti di 19 titolari di imprese operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti operanti, in relazione all’ipotesi delittuosa di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti. Le indagini hanno documentato come amministratori e gestori della I.A.M., al fine di risparmiare sugli onerosi costi di smaltimento, si siano disfatti di ingenti quantitativi di rifiuti in maniera illecita, attraverso il conferimento di fanghi di depurazione, provenienti da impianti di tipo biologico ed industriale, per la produzione di composti per usi agronomici.
“I fanghi prodotti dal termovalorizzatore di Gioia Tauro, per volontà della cosca Piromalli, che controllava l’impianto, venivano trasformati in fertilizzanti destinati al settore agricolo, con conseguente pericolo per la salute pubblica”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, illustrando i risultati dell’operazione.
Arriva poi anche la notizia di Legambiente che si costituirà Parte civile “per rafforzare il lavoro di indagine della Procura, in particolare sulle ricadute che i fanghi industriali, trasformati in fertilizzanti, hanno potuto causare alla salute dei cittadini e all’ambiente e ci batteremo affinchè i colpevoli vengano condannati. Il malaffare non può e non deve in alcun modo vanificare il lavoro fatto, sulla gestione e sul riciclo dei rifiuti, da aziende ed amministrazioni virtuose”.