Una nuova tegola sull’ospedale “Giovanni XXIII” di Gioia Tauro. Da ieri nel presidio non c’è più un medico anestesista-rianimatore. L’unico specialista in organico al nosocomio deve astenersi per qualche giorno (da quanto stabilito dal contratto nazionale della categoria) e malgrado le segnalazioni l’azienda sanitaria provinciale ancora non l’ha sostituito. Il “Giovanni XXIII” ha una storia travagliata, un tempo ospedale a tutti gli effetti, gradualmente è stato svuotato per il solito perenne ed atavico problema della sanità calabrese. In mancanza di concorsi e di nuovo personale medico e infermieristico nella struttura sono stati chiusi, uno dopo l’altro, una serie di reparti che funzionavano bene a vantaggio dell’ospedale “spoke” di Polistena. Fino a qualche tempo fa di rianimatori al Giovanni XXIII ce n’erano quattro, poi progressivamente sono diminuiti fino al trasferimento a Polistena della sola unica specialista rimasta nel reparto di pronto soccorso. Si ricorda l’ultima promessa dei vertici dell’Asp reggina, che a questo punto non sarebbe facile da definire come una “promessa da marinaio”. Una visita in “pompa magna, avvenuta a luglio scorso, di vari direttori dell’azienda sanitaria i quali avevano portato la novella notizia: ovvero la riapertura di alcuni reparti, tra cui il complesso operatorio con la chirurgia in “day surgery”, arrivo di nuovi medici e infermieri e il potenziamento del pronto soccorso e della radiologia. Ma ancora non si è visto nessuno. Sulla carta esiste un pronto soccorso ma come fa a reggersi se manca un medico anestesista e rianimatore? L’interrogativo in modo sferzante l’ha posto il neo consigliere regionale, ed ex sindaco della cittadina, Giuseppe Pedà, componente anche della commissione sanità regionale che ha interpellato il direttore sanitario dell’Asp pasquale Mesiti per avere riscontri.
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