Lun. Nov 18th, 2024
Roma, 14 ott. (askanews) - La Guardia di Finanza di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria ha scoperte numerose truffe ai danni del servizio sanitario nazionale. In particolare sono stati accertati casi in cui è stata prodotta un'autocertificazione non veritiera per beneficiare di esenzione sanitaria non dovuta. Complessivamente, tra il 2015 e il 2016, sono state accertate oltre 1.600 tra prestazioni sanitarie e cessioni di prodotti medicinali per i quali non sono stati pagati i ticket. Una trentina le persone che dovranno rispondere all'autorità giudiziaria per il reato di truffa ai danni della Regione Calabria. Tra queste anche soggetti con redditi particolarmente elevati proprietari di immobili di pregio ed autovetture di lusso.

Un’importante operazione della Guardia di Finanza di Roma ha portato all’emissione di 25 misure cautelari personali nei confronti di altrettanti soggetti legati a una complessa rete criminale. Sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della Procura della Repubblica di Roma e con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), l’indagine ha svelato un sistema di frodi fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio volto a favorire una ‘ndrina calabrese riconducibile alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica (RC).

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L’ordinanza e i reati contestati
Le misure cautelari includono sette arresti in carcere, dodici ai domiciliari e sei obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse mosse agli indagati comprendono emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documenti contabili, indebita percezione di fondi pubblici e trasferimento fraudolento di valori. Parallelamente, sono stati sequestrati beni per un valore di circa 7 milioni di euro, coinvolgendo cinque società di capitali e diciassette persone fisiche.

Il sistema delle frodi e il ruolo del clan
L’indagine ha ricostruito un elaborato sistema basato sulle cosiddette “frodi carosello” all’IVA, in cui venivano create e sfruttate una pluralità di imprese fittizie o affidate a soggetti prestanome. I proventi dell’evasione fiscale venivano successivamente reinvestiti nello stesso settore economico attraverso l’acquisizione di nuovi distributori e depositi di carburante, alimentando così un ciclo di riciclaggio che rafforzava la rete criminale.

L’operazione investigativa
L’attività investigativa, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, ha permesso di raccogliere prove significative contro gli indagati, con particolare attenzione al settore della commercializzazione di prodotti petroliferi per autotrazione. Grazie alla sinergia tra le diverse unità operative, è stato possibile smantellare una rete di imprese utilizzate per mascherare i flussi finanziari illeciti e consolidare il potere economico della cosca.

Presunzione di innocenza e sviluppi futuri
Le misure cautelari sono state emesse in una fase preliminare dell’indagine. Pertanto, in attesa del giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza per tutti gli indagati. Tuttavia, l’operazione segna un duro colpo contro il sistema delle frodi fiscali e dimostra l’impegno delle autorità nel contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico nazionale.