Avviato un confronto con le Regioni
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di Raffaella Silvestro
“Il fine vita è naturalmente uno di quegli argomenti su cui si confronta un pluralismo insuperabile
di punti di vista etici, culturali, teorici, religiosi, che in
un ordinamento democratico come il nostro non può che trovare la
sua espressione politica anzitutto nel Parlamento. Sono
personalmente convinto da tempo della necessità e dell’urgenza
di un intervento legislativo in materia”. Così il ministro della
Salute, Roberto Speranza in una lettera a ‘La Stampa’ in cui
risponde all’appello, lanciato sempre dalle pagine del
quotidiano torinese, di un tetraplegico immobile su un letto da
10 anni che chiedeva di “morire con dignità”. Il ministro
riportando le parole della sentenza n. 242 del 2019 della Corte
Costituzionale che ha reso non punibile chi ‘agevola
l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e
liberamente formatosi’ sottolinea che “l’attesa e l’auspicio di
una legge non possono perciò esimere tutti, quali che siano le
diverse legittime posizioni su un tema così delicato, dal
prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere
ignorata”.
Il ministro Speranza aggiunge che “è un tema che riguarda le
aziende sanitarie e ospedaliere locali, le Regioni, titolari
della responsabilità della loro gestione e organizzazione, e il
Governo, chiamato a garantire l’uniformità della garanzia di
diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale. È sulla
base di questa convinzione che il Ministero della Salute ha
avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha
l’obiettivo di superare i problemi che rischiano di ostacolare
l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua
applicazione non omogenea nei diversi territori”.