Merita il vaglio processuale, per abuso d’ufficio, la vicenda della rimozione di Luca Mannarino da presidente di Fincalabra. Secondo il giudice il rinnovo del cda dell’ente sarebbe stato effettuato dall’ex governatore «in termini strettamente privatistici»
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Nomine nel consiglio di amministrazione dell’ente regionale Fincalabra effettuate «in termini strettamente privatistici con finalità tese a recare vantaggio a terzi con altrui danno». Secondo il gip di Catanzaro Antonio Battaglia la vicenda sulla rimozione di Luca Mannarino da presidente del cda di Fincalabra merita un vaglio processuale.
Per questa ragione il giudice ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Catanzaro nei confronti dell’ex governatore della Calabria, Mario Oliverio, per una ipotesi di abuso d’ufficio e ha ordinato che entro 10 giorni il pm formuli l’imputazione. In seguito al “defenestramento” Mannarino – assistito dagli avvocati Sabrina Mannarino e Carmine Curatolo – ha sporto denuncia e sono state avviate le indagini da parte della Guardia di finanza.
Mannarino era stato nominato presidente di Fincalabra con delibera del 25 febbraio 2014, in seguito a una selezione pubblica per titoli, per il tempo di «tre esercizi e con scadenza alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativa al terzo esercizio della carica».
LA VICENDA A fine 2014 viene letto governatore Oliverio che attiva la procedura dello “spoil system”, un meccanismo in base al quale gli alti organi politici possono scegliere le figure dirigenziali di vertice (è organizzato in modo tale che i tempi degli incarichi non eccedano la durata dell’organo politico che ha nominati). Mannarino viene dichiarato decaduto dalla carica ricoperta. Il Tar, al quale il dirigente fa ricorso, solleva la questione di legittimità costituzionale (che vede al centro proprio la legittimità del sistema dello spoil system) e rimette gli atti alla Suprema Corte, nel frattempo sospende il provvedimento della Regione e reintegra Mannarino. Decisione confermata dal Consiglio di Stato. Nonostante questo al dirigente, il 26 novembre 2015 viene recapitata una lettera firmata da Mario Oliverio con la quale lo si metteva al corrente della sua rimozione da presidente e componente del cda di Fincalabra, in forza dell’articolo 16, comma 2 C dello statuto, e sostituzione col nuovo presidente Carmelo Salvino.
IL GIP Secondo il gip, pur condividendosi le argomentazioni del pm circa la legittimità dello strumento dello spoil system – poi bloccato dalle decisioni del Tar e del Consiglio di Stato – «lo stesso non può dirsi per le successive iniziative tese a dare seguito agli originari propositi di ricambio del cda, ricorrendo, tuttavia, a evidenti violazioni delle disposizioni normative in ordine alle nomine di competenza regionale». Forzata, secondo il gip, è stata l’interpretazione dello Statuto utilizzato per effettuare la sostituzione di due consiglieri decaduti e di Mannarino la cui scadenza sarebbe stata maturata a fine triennio. Senza tenere in conto quanto disposto dai tribunali amministrativi che sottolinevano come «il permanere del dottor Mannarino nell’incarico di Presidente della Fincalabra, consente la gestione della società pubblica, senza soluzione di continuità fino alla decisione delle Corte Costituzionale cui è stata rimessa la questione di diritto sullo spoil system». «A ciò si aggiunga – scrive il gip – che gli ulteriori elementi di illegittimità afferenti le successive nomine del Salvino e degli altri componenti del cda, connotano la vicenda in termini strettamente privatistici con finalità tese a recare vantaggio a terzi con altrui danno». La vicenda è, dunque, meritevole di un vaglio processuale. Abuso d’ufficio. Un’altra grana per l’ex governatore Mario Oliverio. (aletru)