La Film commission ha coprodotto la serie.
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La notizia della cancellazione della fiction sulla storia del sindaco di Riace, Domenico Lucano, e del “modello” di accoglienza dei profughi, dallo stesso messo in atto, ha scagionato una serie di reazioni, peraltro attese. Il Quotidiano nell’edizione di ieri, ha pubblicato la “confidenza” rivelata direttamente dal produttore televisivo Roberto Sessa, patron di Pico Media, a Lucano. I due, come il sindaco di Riace ha confermato anche nella tarda serata di ieri, si sono incontrati a Roma prima della fine di ottobre. Sessa ha riferito al sindaco interpretato nella fiction girata a Riace la scorsa estate dall’attore Beppe Fiorello che la Rai aveva cancellato dal proprio palinsesto la messa in onda del film, che già da luglio i vertici dell’azienda avevano previsto per febbraio 2018. Lo stesso produttore ha raccomandato a Domenico Lucano di non parlare con nessuno. E dopo che la notizia è uscita, nella giornata di ieri lo stesso Roberto Sessa si è lagnato con il sindaco di Riace, che non avrebbe dovuto pubblicizzarla. Sessa è stato contattato anche dal presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, che al telefono con il cronista del Quotidiano, ha poi rappresentato tutta la sua indignazione per la cancellazione della messa in onda della fiction su Lucano e Riace. Oliverio ha promesso che non lascerà passare tale decisione e con tutte le forze farà in modo che Rai mantenga gli impegni. La Regione Calabria, attraverso Film Commission, ha cofinanziato la miniserie televisiva, investendo su un “prodotto” che ha dato e continuerà a dare lustro alla buone pratiche calabresi. Roberto Sessa ha cercato in qualche modo chiarire con una nota che “le lavorazioni del film sono ancora in corso e che da parte della Rai non ha ricevuto alcuna comunicazione di cancellazione della stessa fiction dai suoi palinsesti. Come da prassi ha aggiunto il responsabile della casa di produzione Pico Media – la comunicazione della data della messa in onda verrà comunicata solamente a consegna materiali avvenuti”. Torna a farsi sentire sull’argomento il senatore Maurizio Gasparri membro della commissione parlamentare di Vigilanza. “La casa di produzione della fiction “Tutto il mondo è paese” ha poco da precisare su tempi e modi di consegna del prodotto alla Rai. La tv pubblica non può assolutamente mandare in onda una mini serie che ha come soggetto protagonista il sindaco di Riace, attualmente al centro di una vicenda giudiziaria che vede indagato per abuso d’ufficio e truffa”. Nessuna smentita dai vertici Rai fino a questo momento della notizia diffusa dal Quotidiano. Anzi, è lo stesso Gasparri a chiedere “che i vertici aziendali ufficializzino definitivamente la cancellazione dal palinsesto”. Ma il per il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, “la cancellazione della fiction Rai sul sindaco di Riace, per un semplice avviso di garanzia, è non solo una grande ingiustizia, ma un grave danno per la Calabria e per la sua storia di solidarietà e accoglienza. E’ una vittoria di populisti, giustizialisti e razzisti”.
Nessuna comunicazione in merito – né alla Rai né da Picomedia – è giunta nemmeno alla Calabria Film Commission, che ha sostenuto il progetto. Il presidente Giuseppe Citrigno ha detto ieri che era noto che “la commissione di controllo Rai stava valutando l’opportunità di inserire nel palinsesto la fiction”, dopo l’inizio della vicenda giudiziaria ma non c’è stato finora seguito di sorta. Il presidente definisce la fiction (sottolineando “che comunque è solo liberamente tratta dalla vicenda del sindaco Lucano”) “una grande occasione per la Calabria”, anche sul piano produttivo, per i set le maestranze, oltre ovviamente al fatto etico, assai importante, di “mettere in luce quest’idea positiva d’integrazione”. Un tema cruciale del nostri tempi. “Un ottimo progetto culturale – ha detto Citrigno – che abbiamo sostenuto con forza”.
Peraltro, il sostegno della FilmCommission calabrese è subordinato alla messa in onda, e non sarà erogato, nel caso di un’effettiva cancellazione dai palinsesti. A questo punto, tocca alla Rai fare chiarezza.
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