Una lettera rivolta alla produzione Index Production che lascia pochissime speranze. «Sono estremamente dispiaciuto di dovervi informare che non è stato possibile trovargli una collocazione all’interno del nostro programma a causa dell’ingente numero di film ricevuti», scrive il direttore Alberto Barbera, della Fondazione La Biennale di Venezia.
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In altre parole il film “TERRA MIA, non è un Paese per santi” che racconta del ritorno della democrazia nel paese simbolo di San Luca, la reazione della comunità contro la ‘ndrangheta, prodotto da Index Production, con la regia di Ambrogio Crespi, non correrà alla prossima edizione del Festival. La motivazione: “Abbiamo già troppi film” non entra nel merito della qualità della pellicola che è artisticamente ineccepibile.
Una pellicola che racconta, in un’ora circa, la reazione di una comunità, il desidero di riscatto e legalità. Un viaggio con testimoni del territorio e simboli nazionali. C’è il dirigente scolastico di San Luca Mimma Cacciatore, il testimone di giustizia Benedetto Zoccola, il giornalista d’inchiesta Michela Inserra, il comandante dei Carabinieri Cosimo Sframeli e poi ancora Luciana Careri, fidanzata del carabinieri ucciso dall’Ndrangheta, c’è il prete anticamorra Don Luigi Merola.
Per il docufilm a scendere in campo è Klaus Davi che, oltre a esserne l’autore, è anche consigliere comunale del comune di San Luca: «Chiedo al direttore Barbera, uomo saggio e attento alle istanze degli svantaggiati, di rivedere il film e di consentirci di concorrere o di trovare uno spazio dedicato per portare questa opera di cultura contro la criminalità organizzata all’attenzione di tutti. La motivazione lascia una porta aperta, a mio avviso, e mi auguro che ci possa essere un ripensamento. Sono pronto anche ad incontrarlo quando lo riterrà opportuno».