Anche quest’anno la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario ci lascia in rassegna gli insopportabili ritardi nella realizzazione dei nuovi tribunali di Reggio Calabria e Locri. A nulla, sino ad oggi, sono valsi i ripetuti appelli da parte dei presidenti dei rispettivi uffici giudiziari, poco ha lasciato sul campo la firma del protocollo d’intesa siglato dall’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia e il comune di Reggio Calabria per lo sblocco dell’importante cantiere reggino, solo attese stanno ingenerando i procedimenti, farraginosi, che stanno accompagnando l’iter della realizzazione della nuova casa della giustizia locrese. È quanto si legge in una nota del Segretario generale della FenealUil Calabria,Maria Elena Senese.
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Il presidente Fulvio Accurso nella sua relazione scrive di giustizia amministrata in “locali assolutamente inadeguati”. E il cantiere del nuovo tribunale? Ancora tutto è in itinere, pesano i ritardi legati ad alcune varianti, ma l’azienda dovrebbe riprendere i lavori prima della prossima primavera per definire un’opera pubblica attesa da decenni. Almeno questa è la nostra speranza e, ne siamo certi, anche quella di chi ogni giorno si batte per una giustizia giusta in un territorio difficile quale è quello della Locride.
Su Reggio Calabria, invece, siamo costretti ad apprendere dalla stampa che l’iter per la costruzione del nuovo tribunale, sollecitato dai vertici dell’istituzione giudiziaria reggina, si trova davanti ad un nuovo intoppo, con la nuova gara di affidamento dei lavori ancora in alto mare ed una struttura che inizia a palesare i segni di una prolungata disattenzione istituzionale.
Siamo davanti ad una telenovela inguardabile, continuiamo a raccontare una storia inaccettabile. Nella consapevolezza che tutto ciò, purtroppo, ha un costo sociale elevatissimo. La presenza sul territorio di cantieri muti di così grande rilevanza non solo macchia l’immagine di uno Stato efficiente e pronto a rispondere alla necessità di giustizia di un territorio a rischio quale è quello reggino, ma rappresenta un vulnus per l’economia di un settore, quello edile, che ha sempre rappresentato un traino importante per l’economia regionale.