Dom. Set 1st, 2024

Professoressa qual è, a suo parere, la relazione tra fede cristiana e filosofia?

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Sebbene tutta la tradizione di pensiero a cui rinvia il termine “umanismo”, dal Rinascimento a Karl Marx sembri a prima vista estranea all’universo cristiano e se l’umanesimo occidentale pare che sia, essenzialmente antireligioso e anticristiano, per Maritain, per esempio, in sintonia con la medesima linea di pensiero di Paolo VI, un umanesimo autentico non può essere un umanesimo antireligioso, ostile alla trascendenza e a tutto ciò che valica l’umano. La filosofia (che nasce come una considerazione a partire dalle domande di senso) è una scienza umanissima ed anche umanizzante, ma io non posso che proseguire questa affermazione se non ricordandole che poi l’uomo è di Dio. Porsi una domanda sull’uomo significa trovare una risposta su Dio. In questo senso il legame tra fede cristiana e filosofa è strettissimo. Però occorre precisare che la fede cristiana non è una teoria né una filosofia, è l’incontro personale con Gesù. È Gesù che salva non la filosofia.

  • L’affermazione della metafisica come «opera della ragione» si può coniugare con quella della «scelta esistenziale» che l’uomo compie nel dare un senso alla propria vita accogliendo il Signore nel cuore?

Il rapporto tra fede e ragione è un problema decisivo della filosofia cristiana, presentato in maniera acuta nell’apologetica.  La ragione ha la caratteristica dell’universalità, dell’oggettività. Della comprensione della fede, invece, viene solitamente registrato l’aspetto soggettivo sul quale in particolare la filosofia medievale ha posto l’accento. Le meditazioni di filosofi e teologi spesso hanno portato a una delle varianti per trovare la soluzione del problema relativo al rapporto tra fede e ragione: «Credo per comprendere» (Credo ut intelligam in Anselmo di Canterbury); «Comprendo per credere» (Intelligo ut credam in Pietro Abelardo); «Credo perché è assurdo» (Credo, quia absurdum in Tertulliano). La ragione non è confinata entro la conoscenza sensoriale (perché può riflettervi sopra criticamente) e in più argomentando sui dati dei sensi può raggiungere la causa che sta all’origine di ogni realtà sensibile. Si potrebbe dire che con terminologia filosofica venga affermata la capacità metafisica dell’uomo, più precisamente ciò significa che nel progetto originario della creazione era prevista la capacità della ragione di oltrepassare agevolmente il dato sensibile per raggiungere l’origine stessa di tutto: il Creatore. L’accoglienza del Signore nel cuore dell’uomo richiede certamente anche un assenso di ragione e di libertà (entrambe facoltà intrinseche dell’uomo, ma facoltà create e dunque volute da Dio) verso la scelta esistenziale di cui ha parlato.

  • Nell’epoca contemporanea, ritiene che oltre alla teologia sia pure diffusa una sorta di “ateologia”?

Non le so dire se si possa parlare o meno di ateologia. Quello che so è che come Qualcuno mi ha insegnato la teologia si dovrebbe studiare “in ginocchio”. L’esperienza personale con Gesù avviene forse meglio dinanzi ad un Tabernacolo più che di fronte ad un libro scritto da un filosofo o da un teologo. Più che altro oggi sembra sia diffuso un senso di totale indifferenza verso l’esperienza religiosa.

  • Che rapporto c’è tra ateologia e secolarizzazione?

 Le cause della crisi del senso religioso e della sua conseguente decadenza nella secolarizzazione nel mondo moderno sono da rintracciare in primis nell’umanesimo profano. L’umanità inebriata del suo sapere e del suo potere cerca di affermare la sua sufficienza; lo sforzo della storia moderna è di fare dell’uomo il termine di se stesso e delle cose: «l’uomo al posto di Dio». Adesso l’idolatria dell’uomo sostituisce il culto di Dio. In questo antropocentrismo lo spirito umano è stato distolto dal suo orientamento a Dio e con spegnimento di un autentico senso religioso si scivola in indescrivibili perniciose conseguenze, basti pensare al razionalismo, agnosticismo, idealismo, illuminismo, esistenzialismo, solo per citarne alcuni e per giungere in pratica al laicismo e all’ateismo. La manomissione dell’ordine morale, anch’essa sempre più diffusa, ha mancato di riflettere che in ogni azione umana è rivolto un invito alla trascendenza, seguendo il quale si arriva alle soglie di Dio; più precisamente, il più caratteristico fenomeno moderno, in fatto di azione, è invece lo sforzo di emanciparla da ogni riferimento che vada al di là della coscienza e della legge positiva. Questa fonte di anarchia morale alimenta l’idea che il peccato non esista più e, «per sostenere questo tremendo principio, […] si soffoca ogni vero rimorso, ogni pentimento reduce alla casa del padre».  Il terzo atteggiamento contemporaneo è dato da un frenetico desiderio di conquista del mondo naturale. Sottile e seducente è stata questa frenesia tanto da insinuare nel cuore dell’uomo l’impressione e la tentazione «di essere felice e di poter racchiudere in questa potente e meravigliosa esperienza temporale il circolo di ogni realtà oggettiva, il suo mondo, e di ogni soddisfazione soggettiva, il suo spirito: e l’uomo si è da sé interdetto di uscire da questa stupenda gabbia materialista; ha dimenticato, ha negato Dio».

  • Siamo in una fase storica molto delicata e tragica: la pandemia, la guerra in Ucraina, la guerra nel Vicino e Medio Oriente. Il conflitto tra autocrazie e democrazie si sta accentuando sempre più. Può la filosofia cristiana contribuire a elevare la ragione anche di chi è lontano da Dio?

La filosofia cristiana (come molte altre discipline) possiede una sua valenza pedagogica, dota di stili di vita consoni alla retta ragione. Tutto ciò che allontana l’uomo da una sorta di indifferenza al bene favorisce un’elevazione della ragione. Come prima sono stati sinteticamente indicati i motivi di crisi, adesso si cerca di delineare le direttrici per la correzione e per la rifioritura di una originaria apertura religiosa dell’uomo. Per recuperare il senso religioso è doveroso rieducare la mentalità contemporanea a pensare Dio.

Riflettendo sulla cultura moderna per esempio Paolo VI constatava che essa ha determinato un affievolimento della capacità di contemplazione mentre tutta l’attenzione delle persone si orienta verso il sensibile, misconoscendo il messaggio del Regno dei cieli, perché troppo spirituale. L’infermità dei moderni nel pensiero del Sommo Pontefice ha perso l’attitudine di leggere ed interpretare “l’alfabeto materiale dello spirito immateriale”. Ma rimane ancora una via che consente la salvaguardia della vita dello spirito.  Paolo VI, nei suoi scritti di filosofia l’aveva rintracciata nel così detto “metodo della religione del vero”.

Sagomare l’esistenza sulla “religione del vero” è la via sicura, maestra e certa che offre all’uomo le ali per oltrepassare le vette e così penetrare e librarsi nelle spirituali regioni, estremamente vivificanti ed immensamente vaste, d’una comprensione unica e completa dell’universo.

Ancora, la “religione del vero” è quella via che lungi dallo scartare ogni conoscenza imperfetta del mondo invisibile sa alimentarsi anche di una religiosa adorazione senza dissociarsi da un contatto con la ragione, il quale, nella riflessione montiniana, accresce per un verso il senso del limite del sapere umano e quindi del mistero, e per l’altro il senso della presenza di Dio.

Maria Francesca Commisso (Locri, 26/02/1993) si laurea in Filosofia contemporanea a Messina nel 2017 e in Scienze religiose presso l’ISSR di Reggio Calabria nel 2021. Nel 2022 consegue l’abilitazione all’insegnamento di Filosofia e scienze umane.

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