Il governatore interviene dopo il caso sollevato dal Corriere della Calabria: «La richiesta di risarcimento è uno schiaffo alle migliaia di disoccupati»
Continua....
«Il ricorso al giudice del lavoro da parte dei 14 dipendenti, assunti dalla Regione in base alla legge regionale 25 del 2001 è un vero e proprio atto lesivo del buon senso. È davvero paradossale che invece di ritenersi beneficiati dal notorio e famigerato “concorsone”, riservato esclusivamente ai componenti delle strutture di collaborazione dei consiglieri regionali, oggi si azzardino addirittura a chiedere il risarcimento per ”danno biologico” alla amministrazione regionale». È quanto dichiara il presidente della Regione Mario Oliverio in merito al caso sollevato dal Corriere della Calabria.
«Questa grottesca vicenda – continua –, al di là di quello che potrà essere il pronunciamento giudiziale, è da condannare prima di tutto dal punto di vista etico. L’atto intentato verso la Regione è immorale e di disprezzo verso il bene comune. Uno schiaffo alle decine e decine di migliaia di disoccupati che soffrono una condizione di povertà o di mancanza di prospettiva di vita. Senza giri di parole, non si può non affermare che tale vicenda è la risultante di una vecchia politica, viziata da pratiche clientelari e da interessi particolari. Per quanto mi riguarda, consapevole di tutto ciò, ho ritenuto doveroso porre fine a questo andazzo. Non ho inteso, infatti, allungare di una sola unità la lista dei migliaia di precari che ruotavano intorno alla Regione al momento del mio insediamento».
«Ho scelto – aggiunge Oliverio – la linea del riordino e di riforma della organizzazione amministrativa regionale e del sistema degli enti e delle aziende subregionali. Il fine è stato quello del contenimento della spesa ma anche quello di garantire pari opportunità a tutti i potenziali aventi diritto e nel contempo finalizzare ogni contratto di assunzione al fabbisogno reale dei carichi di lavoro e degli organici della pubblica amministrazione. Su questo terreno, per quanto difficile ed impopolare, abbiamo inteso segnare la discontinuità con il regionalismo fallimentare del passato. La sfida in atto è proprio questa: continuare nel progetto di costruzione di una nuova Regione trasparente, efficiente ed amica dei calabresi o se farsi risucchiare nel vortice delle distorsioni del passato».
«So – conclude Oliverio – che c’è molto ancora da dover fare. Non accetterò mai, però, che il morto possa trascinarsi il vivo. Per questo, conscio delle resistenze e delle difficoltà che quotidianamente si manifestano, in maniera testarda mi adopero e, senza alcuna enfasi, ritengo un atto rivoluzionario, per riuscire nell’intento di realizzare una ” Regione normale”».