Un quadro desolante emerge dai dati sull’export in Calabria, con la maggior parte dei settori di attività economica che si attestano su un misero 0,1%. Fortunatamente, tre comparti riescono a distanziarsi da questo scenario sconfortante:
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1. Agricoltura: Il lavoro della terra rappresenta un’importante eccezione, con un valore del 0,5% e un’impennata del 24,2% nel 2023 rispetto al 2022. I prodotti alimentari, le bevande e il tabacco dimostrano quindi una certa vitalità.
2. Tessile: Un altro settore che si distingue è quello tessile, con un valore dello 0,4%. Sebbene non raggiunga i livelli dell’agricoltura, questo comparto rappresenta comunque un’importante fetta dell’export calabrese.
3. Prodotti chimici: Infine, i prodotti chimici chiudono il podio con un valore dello 0,3%. Un risultato non entusiasmante, ma comunque superiore al resto dei settori.
Un panorama preoccupante:
- Estrazione di minerali: I prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere non superano lo 0,1%.
- Abbigliamento: Articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) e articoli in pelle e simili faticano a decollare.
- Altri settori: Carta e prodotti di carta, prodotti della stampa, coke e prodotti petroliferi raffinati, articoli farmaceutici, autoveicoli, mobili, energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata si trovano tutti sotto lo 0,1%.
Un invito a riflettere:
La situazione descritta evidenzia la necessità di un impegno concreto per diversificare e potenziare l’economia calabrese. Investire in ricerca, innovazione e formazione potrebbe rivelarsi la chiave per invertire la rotta e creare un futuro più solido per la regione.