Mer. Lug 17th, 2024

Inflitto a ciascuno 1 anno e 4 mesi di reclusione più 100 mila euro di risarcimento in solido alle parti civili

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Perse la vita Paolo Guido, un commercialista originario di Guardavalle

Per morte di Paolo Guido, commercialista originario di Guardavalle ma residente a Genova, morto il 19 agosto del 2011 in prossimità di Stilo mentre si trovava in vacanza in Calabria, il tribunale di Locri ha condannato per omicidio colposo tre funzionari della ex Provincia di Reggio Calabria, mandando assolto un quarto. Secondo l’accusa, sostenuta dalla Procura di Locri, il decesso dell’allora 34enne commercialista, avvenuto in località Tavoleria del comune di Stilo sarebbe avvenuto con le seguenti modalità; «Giunto in un tratto di curva pericolosa sinistrosa e in mancanza si di qualsivoglia segnaletica stradale e segnalazione della pericolosità della curva e del limite massimo di velocità, sia dall’assenza della delineazione modulata della curva con pannelli riflettenti, nonché di mancanza di illuminazione, non si avvedeva della conformazione stradale e al km 9+000 fuoriusciva dalla strada capovolgendosi nella scarpata sottostante».

Per questo capo di imputazione il giudice Annalisa Natale ha riconosciuto la responsabilità penale di C.D., all’epoca responsabile del procedimento del Settore 12 Viabilità Provincia di Reggio Calabria, di L.F., quale supervisore, e di M.G. quale responsabile Gestione di zona, condannandoli ciascuno a 1 anno e 4 mesi di reclusione, previa applicazione delle attenuanti generiche, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziale. I tre imputati e il responsabile civile sono stati condannati in solido al risarcimento dei danni nei confronti delle parti civili «che liquida a titolo di provvisionale in euro 50.000 ciascuna». Per i tre imputati il giudice ha dichiarato «non doversi procedere» in ordine al reato di concorso in “omesso collocamento o rimozione di segnali o ripari”, perché estinto per intervenuta prescrizione.

Infine il magistrato ha assolto un quarto imputato, B.S., con la formula “per non aver commesso il fatto”. Per questo ultimo, all’epoca ispettore di zona, il difensore, avv. Mario Mazza, ha rilevato che dagli atti non risulta che il proprio assistito «abbia mai contravvenuto alle normali regole di diligenza, prudenza o perizia, ponendosi in condizioni di illegittimità attraverso una condotta non conforme alle norme di legge o ai fondamentali principi in tema di reato colposo».

fonte gazzetta del sud

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