Romeo: «Fu aperto con i soldi dei sidernesi ed è stato chiuso quando offriva servizi di grande qualità»
Continua dopo la pubblicità...
È stata soddisfacente la partecipazione al sit-in organizzato per sollecitare la riapertura dell’ex ospedale di Siderno. Adesso gli organizzatori attendono già da domenica prossima una partecipazione ancor più massiccia della comunità locale. La proposta riapertura della struttura è una necessità dell’intera Locride e serve anche per far “respirare” l’ospedale di Locri. È infatti parere unanime che l’emergenza sanitaria che esiste sul territorio esula dal Covid, e tenere chiusa una struttura come quella che esiste a Siderno è un vero “crimine”.
È proprio questo il termine usato da uno dei tanti partecipanti al sit-in, Antonio Guerrieri, cittadino peraltro di Locri , impegnato da sempre nel sociale «In sanità non ci possono essere campanili – ha detto – ed è un vero crimine che una struttura come questa non sia stata ancora aperta, malgrado gli smantellamenti delle strutture sanitarie territoriali. È una situazione insostenibile. Adesso non ci possono essere più alibi. Auspico che il nuovo commissario e il futuro governo regionale mettano mano a una seria politica sanitaria regionale che tenga conto delle esigenze del territorio».
Speranza che è anche quella di Sasà Albanese, già portavoce provinciale dei Verdi , uno degli organizzatori del sit-in. «I cittadini si devono stringere attorno a questa causa unitamente ai sindaci, e chiedere l’attivazione di tutte le strutture sanitarie calabresi. Bisogna mettere un freno all’emigrazione sanitaria, e lo si può fare dando qualità ai nostri ospedali. A Siderno è necessario creare quello che non c’è a Locri. È vergognoso che con un finanziamento esistente da più di sette anni ancora non sia stata realizzata la Casa della salute. Cosa che tra l’altro porterebbe occupazione e ricaduta economica».
Anche l’ambientalista Francesco Martino, impegnato da sempre nel sociale, insiste sul tasto dell’emigrazione sanitaria «Ogni anno – dice – la Calabria spende 300 milioni a causa dell’emigrazione sanitaria. A questi soldi bisogna aggiungere i costi delle famiglie per trasferte e spese di soggiorni. Se la sanità fosse messa in condizione di funzionare regolarmente, in pochi anni il grande debito sarebbe risanato. La nostra non è una protesta legata al Covid. Sarebbe opportuno che il nuovo commissario venisse qua a vedere l’ex ospedale di Siderno. Credo che sarebbe il primo a chiedersi il perché debba rimanere chiuso».
Secondo l’ex vicesindaco Anna Romeo «è necessario avere la consapevolezza che la sanità in Calabria è andata al macero non per colpa dei calabresi. Undici anni di commissariamento la dicono lunga. L’ospedale di Siderno era stato aperto, originariamente, con i soldi dei sidernesi prima che arrivassero i finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno, Poi è stato chiuso senza un motivo reale quando stava offrendo servizi di grande qualità. È necessario farlo riaprire in qualunque modo. Auspico già da domenica prossima maggiore partecipazione della comunità».
Mischiati alla piccola folla di cittadini ci sono anche due futuri candidati a sindaco, Domenico Barranca e Antonio Cutugno.
Barranca evidenzia un ricordo personale: «Quando questo ospedale era aperto sono stato ricoverato qui anch’io, e ricordo di essere stato curato in maniera eccezionale da una classe medica preparata e molto professionale. È stato un peccato chiuderlo ed è adesso una necessità riaprirlo. Il mio impegno in questa direzione sarà totale». E anche Antonio Cutugno auspica una maggiore partecipazione dei cittadini: «Oggi siamo in tanti ma dobbiamo essere molti di più. Questa struttura è di fondamentale importanza per tutto il territorio della Locride e potrebbe ridare dignità a una sanità che fa acqua da tutte le parti. La battaglia per la sua riapertura deve essere più partecipata anche e soprattutto dai cittadini di Siderno».
Come dargli torto ? Soprattutto se si pensa ai 190 candidati che avevano trovato collocazione nelle liste presentate per le elezioni al consiglio comunale a supporto dei cinque aspiranti sindaci. Qualcuno si è chiesto perché non fossero presenti in massa a questa manifestazione. E forse la domanda era più che lecita.
ARISTIDE BAVA