Mar. Lug 16th, 2024

È stata fissata al 7 aprile prossimo l’udienza preliminare che vedrà comparire davanti al gup distrettuale Roccia il commercialista di Parghelia, Domenico Fraone, 52 anni, originario di Filadelfia e imputato nel maxi processo “Imponimento” contro il clan Anello; Antonio La Rosa, alias “Ciondolino”, 61 anni di Tropea (recentemente arrestato in “Olimpo”) e il fratello Pasquale, 58 anni, anche lui di Tropea, ritenuti dagli inquirenti esponenti apicali dell’omonimo clan operante nel comprensorio tropeano e il medico in pensione Elio Ventrice, 73 anni pure lui di Tropea. Quest’ultimo, in accoglimento della richiesta avanzata dall’avvocato Carmine Pandullo sull’affievolimento delle esigenze cautelari, ha potuto lasciare la detenzione domiciliare per essere sottoposto alla misura dell’obbligo di firma. Tutti e quattro gli indagati sono accusati a vario titolo di estorsione e usura aggravante dalle modalità mafiose ai danni di un imprenditore che con le sue denunce aveva fatto scattare l’inchiesta che aveva portato all’emissione di un provvedimento cautelare nel maggio dello scorso anno.

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La “Casa di Ulisse”

Al centro della vicenda un contratto di compravendita stipulato nel dicembre del 2012 in forma di scrittura privata con il quale un imprenditore edile in difficoltà economiche si impegnava a cedere a titolo definitivo un immobile denominato “Casa di Ulisse”, ubicato a Tropea, del valore catastale di due milioni e mezzo di euro gravato da due ipoteche. E qui sarebbe entrato in scena Fraone, accusato di usura aggravata per la concessione allo stesso imprenditore di un prestito da 200mila euro attraverso il quale pretendeva interessi mensili tra il 6 e il 7% e in caso della mancata restituzione della somma ricevuta in prestito – si legge nel capo di imputazione – nel termine peraltro di un anno anche il titolo di proprietà definitivo (libero da ipoteche) al valore complessivo di 960mila euro. Secondo l’accusa Fraone avrebbe agito in concorso con il medico Ventrice e con Antonio La Rosa. In particolare il commercialista e il medico si sarebbero avvalsi della “forza di intimidazione derivante dall’appartenenza di Antonio La Rosa all’omonimo clan operante sul territorio di Tropea” per arrivare allo scopo. Secondo l’accusa, tutti e tre avrebbero rivolto delle minacce all’imprenditore edile facendogli trovare sul pianerottolo di ingresso dell’immobile una bottiglietta contenente del liquido infiammabile.

Le minacce: “Lui e il fratello ti saltano addosso”

Ventrice poi è anche accusato di essere l’intermediario di una serie di messaggi minatori da parte dei fratelli La Rosa destinati all’imprenditore vessato: “Lui e il fratello ti saltano addosso”. Minacce più o meno esplicite per consentire – secondo la Dda – a Fraone di acquisire la “Casa di Ulisse” secondo le modalità previste. Le contestazioni coprono un arco temporale che va dal 2013 al dicembre 2019. La storia è venuta a galla dopo la denuncia presentata ai carabinieri della Stazione di Zungri dallo stesso imprenditore nel maggio del 2018. Da quel momento sono entrati in scena gli investigatori della Compagnia di Tropea che dopo aver riscontrato il narrato della vittima attraverso una serie di intercettazioni hanno redatto una dettagliata informativa finita sul tavolo dei sostituti procuratori antimafia Antonio De Bernardo e Corrado Cubellotti. La richiesta di misure cautelari prodotta dalla Dda di Catanzaro era stata quasi integralmente accolta dal gip che nell’ordinanza ha parlato di “disegno delittuoso condiviso” dai quattro indagati. 

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