Anas rimuove i cantieri sull’autostrada del Mediterraneo. Sicurezza messa a dura prova dalla gestione e dai lavori di ammodernamento
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Esodo estivo sull’Autostrada del Mediterraneo. L’arteria che attraversa la Calabria per 281 chilometri accoglie in questi giorni il transito di migliaia di auto, mentre l’Anas rimuove cantieri e deviazioni premurandosi di annunciare traffico intenso lungo l’intero tracciato. In provincia di Cosenza da tempo è stato ormai dissequestrato il tratto interessato dall’inchiesta scaturita dalla morte del 19enne Mattia Albace, schiantatosi contro un furgoncino della stessa Anas. Un mezzo che si trovava sulla carreggiata per lavori di messa in sicurezza dell’area resisi necessari a seguito di un altro incidente. Una curva maledetta quella del viadotto San Martino, tra Rogliano e il capoluogo bruzio al chilometro 264, nella quale lo stesso anno in cui a bordo della propria Fiat Punto perse la vita il giovane di Conflenti vennero registrati ben 11 sinistri.
Episodi che hanno indotto la Procura di Cosenza a far chiarezza sul decesso dell’adolescente con un procedimento ancora pendente nella fase dell’udienza preliminare che ha coinvolto 15 persone (la posizione del direttore dei lavori Anas Ivan Malgeri è stata archivata), indagate a vario titolo per i reati di omicidio stradale e frode in pubbliche forniture con l’accusa di non aver rispettato il capitolato d’appalto penalizzando la tenuta del manto stradale in caso di pioggia.
Autostrada del Mediterraneo, ‘ndrangheta e materiali di bassa qualità
Dubbi sulla qualità dei materiali utilizzati per costruire e ammodernare la Salerno – Reggio Calabria vennero sollevati anche in tempi non sospetti. Nel 2008 la Commissione parlamentare Antimafia presieduta dal catanzarese Francesco Forgione di Rifondazione Comunista, nello stilare la prima relazione sul fenomeno ‘ndranghetistico dedicò parte del report all’A2. La commissione che annoverava tra i propri membri anche il senatore cosentino Tonino Gentile definì l’arteria viaria una “mulattiera, eterna incompiuta”. “Realizzata in meno di 10 anni, tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta – si legge nel relazione – doveva unire il Mezzogiorno d’Italia al resto del Paese ed all’Europa, e rappresentare una sorta di via d’uscita dal sottosviluppo e dall’arretratezza. La sua costruzione fu segnata, fin dalle prime fasi, dalla presenza delle organizzazioni mafiose e dal loro intervento, che ne hanno accompagnato la storia infinita fino ai nostri giorni. Dal 1997, sono perennemente in corso lavori di ammodernamento ed ampliamento della struttura, sostenuti da finanziamenti pubblici nazionali ed europei interminabili, con continui incrementi delle previsioni di spesa e relativi aggiornamenti dei bandi di gara.
Il collaboratore di giustizia Antonino Di Dieco, un commercialista che negli anni aveva assunto un ruolo di primo piano nelle cosche del cosentino ed era poi divenuto il rappresentante della famiglia Pesce nella provincia di Cosenza, ha riferito come tutte le principali famiglie, i cui territori erano attraversati dall’arteria autostradale, avevano raggiunto tra loro un accordo per lo sfruttamento di quella che costituiva una vera miniera d’oro. Una ripartizione su base territoriale delle zone di competenza: le famiglie della Sibaritidevcon quelle di Cirò, per il tratto che andava da Mormanno a Tarsia; le famiglie di Cosenza, per il tratto che andava da Tarsia sino a Falerna; le famiglie di Lamezia (Iannazzo), per il tratto che andava da Falerna a Pizzo; la famiglia Mancuso per il tratto che andava da Pizzo all’uscita Serre; la famiglia Pesce per il tratto compreso tra la giurisdizione di Serre e Rosarno; la famiglia Piromalli per il tratto rientrante nella giurisdizione di Gioia Tauro; le famiglie Alvaro – Tripodi, Laurendi, Bertuca per il restante tratto che da Palmi scende verso Reggio Calabria.
I lavori vanno avanti sotto uno stretto controllo mafioso. Ovviamente questo non è estraneo all’enorme ritardo accumulato dalle imprese per la realizzazione dell’opera moltiplicando i suoi costi. Questo è quanto avviene alla fine degli anni ’90. Vent’anni prima, invece, all’epoca della costruzione dell’arteria, il questore di Reggio Calabria Emilio Santillo denunciò che la ‘ndrangheta imponeva sia l’affidamento dei subappalti a proprie imprese o imprese da esse controllate sia le forniture di materiali di qualità inferiore a quella prevista dai contratti a fronte di prezzi invariati. Ciò era possibile anche per la sostanziale assenza di controlli quando non per la connivenza, da parte degli organi ad essi preposti”.
Esempi di tragedie ancora impunite sull’autostrada del Mediterraneo
La storia dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria è costellata da una serie di inchieste giudiziarie nelle quali figurano sia colletti bianchi sia gregari dei clan. Non è da escludere che le infiltrazioni mafiose negli appalti possano influenzare la sicurezza dell’infrastruttura. Ci si chiede se alcune morti, come quella del giovane Mattia, potessero essere evitate se solo metodi e materiali utilizzati fossero stati di qualità eccelsa. Tra le recenti tragedie ancora al vaglio della magistratura è d’obbligo citare il crollo di buona parte della quinta campata del Viadotto Italia (il più alto del Paese e secondo in Europa), tra gli svincoli di Laino e Mormanno. Durante la demolizione dell’impalcato necessaria alla riqualificazione del tracciato nel 2015 l’operaio 25enne Miholca Adrian, dipendente dell’impresa Nitrex, precipitò nel vuoto per oltre 80 metri con la ruspa sulla quale stava operando. Sul caso la Procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta e il processo non è ancora concluso in via definitiva.
È invece terminato dopo 12 anni il procedimento scaturito dopo il decesso nel 2009 di Danilo Orlando e Nicolino Pariano, di rientro da un torneo aziendale di calcio, nei pressi dello svincolo di Altilia a seguito di una frana. Prescritti i reati di omicidio colposo e lesioni colpose (cinque furono le persone gravemente ferite) i funzionari Anas ritenuti responsabili del disastro sono stati condannati ad un solo anno di reclusione per aver provocato il crollo dei sostegni che avrebbero dovuto evitare che il terreno si sbriciolasse investendo la carreggiata. Due esempi indicativi delle conseguenze che verosimilmente la gestione allegra degli appalti ha sulla sicurezza dei veicoli in transito sull’A2.
Esodo estivo, Anas: “Limiti di velocità per il transito in sicurezza”
Dal suo canto Anas, garantisce a gran voce la sicurezza sull’autostrada del Mediterraneo per gli automobilisti che si apprestano a vivere esodo e controesodo estivi. “I lavori di manutenzione programmata – chiarisce l’Anas dalle colonne di QuiCosenza – interessano l’intera tratta autostradale. I cantieri sono ubicati lungo le tratte non ammodernate. In particolare sono distribuiti su un tracciato complesso, colmo di curve e gallerie. Pertanto, al fine di garantire la sicurezza degli utenti nell’approcciarsi all’inizio delle segnaletiche di cantiere, si rende necessario cantierizzare, talvolta anche tratte estese che pur non essendo direttamente interessate dai lavori, devono essere impiegate quale prolungamento segnaletico necessario affinché l’avvio della segnaletica non ricada in curva, in diretta prossimità alle gallerie o in condizioni che ne pregiudicano potenzialmente la distanza di avvistamento, inducendo l’utente a manovre di emergenza. I tempi di percorrenza sono compatibili con le limitazioni di velocità necessarie a garantire il transito in sicurezza dei veicoli in attraversamento dei tratti soggetti a cantierizzazione.
In ordine allo stato di esercizio delle opere d’arte, non sussistono parzializzazioni connesse a problemi strutturali, tutte le opere infatti sono ispezionate da ingegneri specialisti almeno una volta l’anno, e sorvegliate trimestralmente da personale di esercizio, in esito alle attività di ispezione si attua una ferrea pianificazione delle attività manutentive predittive, volte ad avviare le manutenzioni con anticipo rispetto al manifestarsi della riduzione delle capacità di esercizio garantendo un approccio sempre volto a garantire sicurezza e servizio, pur se talvolta gli stessi cantieri, frutto delle attività di tutela delle infrastrutture e degli utenti, determinano il disappunto degli utenti per le parzializzazioni che se ne accompagnano necessariamente”.
L’unico tratto dell’A2 sotto sequestro in Calabria
“L’unica tratta sottoposta a sequestro da parte della Procura di Vibo Valentia – dichiara Anas – è compresa fra il chilometro 370,900 ed il chilometro 379,600, ovvero tra gli svincoli di Mileto e di Rosarno (sequestro giudiziario preventivo), ferma restando la facoltà d’uso, su disposizione della Procura nell’ambito di un procedimento penale dalla stessa avviato nei confronti dell’impresa costruttrice del lotto in questione in ordine ad un possibile pericolo di esondazione del fiume Mesima. Anas ha commissionato uno studio idraulico per verificare le criticità e successivamente ha redatto un progetto degli interventi necessari a rimuoverle. Tale progetto è attualmente in fase istruttoria”. Il tronco dell’A2 ancora sotto sequestro, secondo l’accusa, sarebbe stato progettato senza sottoporre al parere dell’Autorità di bacino lo studio idraulico sul quale era basato, nonostante quattro viadotti attraversino il Mesima con piloni affondati nell’alveo del fiume. A collaudare l’opera, o meglio a dichiarare l’esistenza di opere fantasma, una commissione con all’interno Antonella Accroglianò, ex dirigente del coordinamento tecnico amministrativo dell’Anas arrestata nell’ottobre 2015, nota alle cronache come la Dama Nera.
Funzionaria infedele, Accroglianò fu protagonista di uno scandalo fatto di mazzette, truffe, ditte in odor di ‘ndrangheta privilegiate e voti per il fratello candidato alla Regione Calabria in cambio di favori. La donna ha patteggiato una pena a 4 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di plurimi reati di corruzione, mentre Luigi Meduri (ex presidente della Regione Calabria e sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture nel Governo Prodi) è stato assolto. Alla luce di tali evidenze, attraversare l’A2 guidando con estrema prudenza e senza distrazioni non è un banale consiglio di buon senso, ma un’indicazione indispensabile per arrivare a destinazione senza incorrere in spiacevoli disavventure.