Mar. Lug 16th, 2024

Le inchieste giudiziarie hanno indebolito i due candidati. E ora iniziano a circolare i nomi di altri papabili. In Fi scalpitano Cannizzaro e Abramo. Nel Pd insiste Guccione. E prendono quota le ipotesi del cardiologo Romeo e del magistrato Durante

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Mai come oggi le questioni giudiziarie rischiano di avere risvolti nelle cose della politica calabrese. Le recenti inchieste delle Procure di Catanzaro e Cosenza non hanno coinvolto due comuni cittadini, bensì i principali pretendenti alla guida della Regione, il governatore in carica Oliverio, a caccia del secondo mandato alla Cittadella, e il sindaco di Cosenza Occhiuto.
I due Mario, oltre al nome di battesimo e alle ambizioni personali, hanno in comune anche le sfortune giudiziarie. Tutti e due sono finiti, con l’accusa di corruzione, nell’indagine coordinata da Gratteri sugli appalti a Cosenza (ma il gip ha ridimensionato le accuse); ed entrambi devono poi fare i conti con altre grane singole: Occhiuto è coinvolto in due diverse inchieste – la prima per bancarotta fraudolenta, la seconda per associazione a delinquere transnazionale –, Oliverio (assieme a Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio) è invece sotto indagine per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio nell’ambito del procedimento “Lande desolate”.
Per i candidati alla presidenza di Fi e Pd non sono certo buoni biglietti da visita.

LE ALTERNATIVE Seppur numerose e preoccupanti, a causa della gravità dei reati ipotizzati, le inchieste che coinvolgono Oliverio e Occhiuto non comportano alcuna inibizione rispetto alla loro attività istituzionale. Ma le crescenti attenzioni della magistratura verso i due aspiranti governatori potrebbero avere riflessi di un certo peso sui loro progetti politici. Oliverio e Occhiuto hanno in comune anche il fatto di essere fortemente osteggiati da una parte dei loro stessi partiti. E ora le inchieste, che comportano anche il possibile azzoppamento per via giuridica di entrambi, sembrano aver ridato linfa ai progetti di tutti gli avversari interni, che iniziano a credere di poter avere più tela da tessere.

IN FI Occhiuto ha dalla sua parte sette liste «già pronte», ma deve fare i conti con i dissidenti dell’area Gentile-Aiello, disposti ad accettare qualsiasi nome in alternativa al suo. I papabili di Fi non sono molti. In uno scenario di questo tipo, potrebbe riprendere quota la candidatura del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Una larga parte del partito, poi, stima molto il giovane senatore Giuseppe Mangialavori, che però non sarebbe per nulla interessato a scendere in campo alle Regionali e ha più volte ribadito il suo pieno sostegno a Occhiuto. Chi invece continua a lavorare nell’ombra, in attesa di trovare il passepartout giusto, è il deputato Francesco Cannizzaro. Fonti accreditate confermano che il coordinatore di Fi Reggio – che negli ultimi tempi ha incrementato in modo considerevole i tesseramenti in provincia – si stia muovendo con passo neanche poi troppo felpato per convincere i vertici romani a puntare su di lui.
Ma i sogni di gloria di tutti gli azzurri calabresi devono comunque fare i conti con le dinamiche interne alla coalizione di centrodestra. Le Europee del 26 maggio potrebbero ristabilire gli equilibri di forza e rimescolare le carte. Il ministro dell’Interno Salvini, durante l’ultima visita a Catanzaro, ha lasciato intendere che la Lega, pur presentandosi per la prima volta con il proprio simbolo alle Regionali calabresi, non sia interessata al candidato presidente. Discorso diverso, invece, per Fratelli d’Italia, con Wanda Ferro (sponsorizzata da Giorgia Meloni) decisa a riproporsi alla guida del centrodestra, dopo la sconfitta del 2014.

NEL PD Del tutto simile il contesto che riguarda Oliverio. Il presidente della Regione, in primo luogo, sta incontrando resistenze anche a Roma. I renziani, per bocca di Giachetti, hanno dimostrato di non gradire il trattamento che Zingaretti ha riservato a Oliverio, del tutto diverso rispetto a quello di cui è stata destinataria l’ex governatrice dell’Umbria Marini, praticamente “costretta” a dimettersi.
Ma Oliverio, a causa della polverizzazione dei partiti calabresi a sinistra del Pd, deve guardarsi soprattutto dai suoi compagni di partito in Calabria. Il primo a voler approfittare di un suo eventuale passo falso sarebbe Carlo Guccione, che in tempi non sospetti ha anche chiesto le primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente. Quella di Guccione non è più una corsa solitaria. L’ex assessore, negli ultimi tempi, avrebbe convinto più di un collega di partito a seguirlo. Uno di questi sarebbe il consigliere regionale Mimmo Bevacqua, che porterebbe in dote i voti di tutta l’area franceschiniana calabrese.
Per Oliverio ci sono però anche minacce esterne, favorite dalla dissidenza dem. Non è ormai un mistero il fatto che l’ex governatore Agazio Loiero spinga per la candidatura di un “papa nero”, il cui identikit corrisponde a quello del primario di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, Franco Romeo.
Secondo molti addetti ai lavori, quella del medico di origini calabresi sarebbe più di una suggestione. Altre frange, interne ed esterne al Pd, avrebbero già individuato un’altra candidatura alternativa all’attuale governatore dem: quella di Nicola Durante, magistrato del Tar Calabria, nonché ex capo di gabinetto dello stesso Loiero.
Quelli di Cannizzaro e Ferro, di Guccione, Romeo e Durante, sono nomi che circolano da mesi, ancora prima degli problemi giudiziari di Oliverio e Occhiuto. Che ora devono guardarsi da chi crede di avere più chance per scalzarli.

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