Una famiglia di Catanzaro vive una situazione insostenibile: il figlio di 34 anni necessita di cure in una struttura adeguata, ma nessuna soluzione è disponibile dopo oltre un anno di attesa.
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È un appello accorato quello di Francesca Conca, madre di Giuseppe, un giovane di 34 anni con un ritardo mentale aggravato da psicosi. Da 15 mesi la famiglia attende invano un posto in una residenza sanitaria assistenziale (RSD) per il figlio, ma la disponibilità non arriva. “Le RSD non lo accettano perché temono possa essere un pericolo per gli altri, mentre le strutture psichiatriche lo rifiutano sostenendo che lì potrebbe essere lui stesso a rischiare,” spiega Francesca. Nel frattempo, lei e il marito si trovano in un limbo senza alcuna soluzione.
La situazione di Giuseppe, che fino a due anni fa era parzialmente gestibile in casa, è peggiorata a seguito di un cambio di terapia. Da allora, i genitori hanno dovuto ricorrere a cinque trattamenti sanitari obbligatori (TSO) per gestire le crisi del figlio, con tutte le difficoltà che ne derivano: attese estenuanti al pronto soccorso e, in diversi casi, il rifiuto di ricovero per mancanza di posti. “Alcune volte lo rimandano a casa con una puntura che non basta a contenere la sua aggressività,” racconta Francesca.
L’unica soluzione, confermata anche dalla commissione sanitaria che ha valutato il caso, sarebbe il ricovero in una RSD. Tuttavia, la struttura scelta dalla famiglia non ha ancora posto disponibile dopo più di un anno, e un’altra struttura indicata dal distretto sanitario ha respinto Giuseppe dopo un tentativo di accoglienza, affermando di non poter gestire il suo caso.
Francesca lancia dunque un appello alle istituzioni: “Ci sono momenti davvero difficili, mio figlio diventa molto aggressivo, alza le mani e dobbiamo anche proteggere i nostri cagnolini, che pure ama molto.” Non è una scelta facile quella di richiedere un ricovero per il figlio, ammette Francesca con voce rotta dall’emozione, ma l’impatto della situazione sulla famiglia è ormai insostenibile. “Non c’è nulla che un genitore non farebbe per il proprio figlio – conclude – ma oggi ci sentiamo soli e senza alternative adeguate per lui.”