Mar. Ago 6th, 2024

Intervento critico del sindaco di Reggio al Nazareno. Che striglia l’ex premier su tutta la linea, dalla legge elettorale fino all’organizzazione interna: «Nel partito non ci devono essere angoli in cui relegare qualcuno». Pesa la nomina di Marcianò nella segreteria nazionale

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«Il Pd deve fare squadra», dice Renzi. «Bene, ma bisogna anche sapere con che modulo andiamo in campo e se ci disponiamo a uomo o a zona», risponde Falcomatà. L’idillio tra il segretario del Pd e il sindaco di Reggio – suggellato pochi mesi fa da una passeggiata informale sul lungomare della città dello Stretto – si è spezzato da alcune settimane, ma la rottura definitiva potrebbe essersi consumata oggi, nel corso della Direzione nazionale del partito al Nazareno. Un incontro blindato, a “porte chiuse”: per la prima volta da quando Matteo Orfini è alla presidenza il dibattito interno non viene trasmesso in diretta streaming. Ma le lamentele di Falcomatà superano ogni schermatura («non fate tweet e post nel corso della direzione», la richiesta dello stesso Orfini) e sembrano destinate a modificare i rapporti tra l’ex premier e il primo cittadino che aspirava a un posto in segreteria nazionale. Lo spartiacque risale a qualche settimana fa, quando Renzi nomina l’assessore Angela Marcianò al posto di Falcomatà. Eccola, la frattura. Il sindaco – l’unico esponente calabrese del Pd a prendere la parola – attacca Renzi su tutta la linea. Un attacco “totale”, per restare al gergo calcistico. E se Matteo spiega che «bisogna giocare di prima», Giuseppe replica che senza una buona organizzazione tattica non si va da nessuna parte. Ad ascoltare c’è tutto lo stato maggiore democratico: il premier Paolo Gentiloni, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, quello per i Beni Culturali Dario Franceschini.

I CONGRESSI Falcomatà, durante il suo intervento, avrebbe affrontato anche la questione congressi: «Giusto ripartire dai territori, ben vengano le assise provinciali (convocate per il prossimo autunno, ndr), ma ci sono zone del Paese in cui il Pd è poco più di un comitato elettorale». Parla il sindaco della Città metropolitana, dunque ogni riferimento a Reggio è tutt’altro che casuale. In riva allo Stretto, sembra dire Falcomatà, il partito di Renzi non esiste. Proprio per questo è quanto mai necessario «ricostruire un rapporto con la base». E, ancora, serve «trasformare la disputa in un confronto politico».

LEGGE ELETTORALE Un passaggio, poi, Falcomatà lo avrebbe dedicato alla futura legge elettorale, che dovrà «garantire la governabilità e la legittimazione popolare dei candidati», ovvero le preferenze. Il sindaco, in sostanza, riporta in Direzione i temi già affrontati nell’intervista pubblicata questa mattina dalla Gazzetta del Sud, nella quale ha anche auspicato l’uso delle primarie per la scelta dei candidati per Camera e Senato.

IUS SOLI E IMMIGRAZIONE Renzi, in apertura di direzione, ha ribadito l’importanza dello Ius Soli («è un principio di civiltà, dobbiamo andare avanti») e ricordato come sulla scuola gli ultimi governi pd abbiano investito 4,7 miliardi («ma se noi parliamo di alleanze i cittadini non se ne accorgono»). Anche su questi punti, la replica di Falcomatà non è stata tenera: «Serve un programma serio per tutto il Sud, a partire dall’immigrazione e passando per il lavoro, le opere pubbliche e la mobilità». Come dire: quanto fatto dal governo finora non è assolutamente sufficiente. E quando Renzi ha affrontato il tema della sconfitta ai ballottaggi («il risultato va analizzato senza dargli una lettura nazionale»), Falcomatà non avrà potuto fare a meno di ricordare che in Calabria «abbiamo perso tutte le province ma sembra che tutto sia normale».

LE CARRIERE L’ex premier si è anche soffermato su quanto già espresso durante la riunione dei circoli a Milano: «Non sono interessato né alla mia né alla vostra carriera personale. Il mio obiettivo è portare il Pd sempre più in alto. Si andrà a votare nel 2018, sarà una campagna elettorale lunga 10 mesi. Per questo bisogna concentrarsi sui contenuti. Per i prossimi 10 mesi sarò in giro per il Paese. Ma voi dovete essere classe dirigente». Tradotto: basta litigi. Ma Falcomatà, anche stavolta, ha qualcosa da dire: «Il Pd deve essere un partito tondo nel quale non ci sono angoli in cui rifugiarsi o in cui relegare qualcuno». Impossibile non pensare proprio a lui, sedotto e abbandonato da Renzi, che gli ha preferito Marcianò, l’assessore che, in un’intervista a Repubblica, dopo aver ammesso di non avere la tessera del Pd, ha spiegato che «dirsi di sinistra o di destra oggigiorno è anacronistico, conta la coerenza degli atti. La gente guarda la persona, non più l’ideologia». No, tutto questo a Falcomatà non sta bene. E a Renzi lo ha detto in faccia, forse rompendo ufficialmente l’idillio: «Il partito è una comunità nella quale si condividono valori e una certa visione del bene comune».

(fonte Corriere della Calabria)

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