Sab. Ago 24th, 2024

Si salda e si evolve, spiritualmente, ogni giorno di più la comunità degli aspiranti diaconi permanenti della Diocesi di Locri – Gerace, guidata dal vescovo, monsignor Francesco Oliva. Ciò grazie al responsabile della formazione, l’eccellente vicario generale, monsignor Piero Romeo, supportato dal diacono permanente, sicuramente fra i più preparati in Italia e fiore all’occhiello della Diocesi, don Michele Trichilo. Monsignor Romeo, con la propria straordinaria capacità comunicativa e la sua raffinata eloquenza, ha aperto i lavori, ieri, a Locri, dopo un momento di preghiera con i vespri, trattando la preziosa relazione tenuta, in passato, a un raduno nazionale dei diaconi permanenti, da S.E. Mons. Gian Carlo Bregantini, già vescovo della diocesi locridea. Il vicario generale ha, quindi, approfondito il tema dei diaconi educati al servizio del Vangelo, per il bene della società. L’incontro si è chiuso con un’agape fraterna con gli aspiranti diaconi e le loro famiglie. Un evento importante, quello di ieri, a detta dei molti convenuti, poiché si è avuto modo, grazie agli spunti di riflessione offerti dalla lettura della relazione di monsignor Bregantini, di approfondire la conoscenza della connotazione spirituale del diacono. Infatti, monsignor Bregantini, nella propria relazione,
parte da una commovente lettera di sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, perseguitato ed esiliato durante la persecuzione dell’Imperatore Costanzo, a metà del IV secolo, contro i cattolici che sostenevano il dogma di Nicea. In esilio, in un momento amaro e durissimo, per la stretta prigionia, Eusebio scrisse: “sappiate che a stento siamo riusciti a stendere questa lettera, pregando continuamente Dio di tenere a bada almeno per qualche tempo, i sorveglianti. Volevamo che, per quanto riguarda la nostra persona, il diacono vi portasse questo biglietto di saluti, modesto quanto si voglia, ma pur sempre preferibile a sole notizie incresciose”. Come ha ribadito monsignor Romeo, la Chiesa desidera vedere nel diacono un messaggero di speranza e di pace, un portatore di buone Notizie che rendono più forte la nostra fede. Nella relazione di monsignor Bregantini, si legge: “
E’ la consolazione di cui parla il salmo di oggi: Passando per la valle del pianto, la cambia in una sorgente! La valle del pianto è attraversata, ma non fa paura, perché il Pastore, Cristo Gesù, ci accompagna e cambia le nostre sorti, facendola diventare sorgente di grazia e di
benedizione. Ogni diacono permanente vi è immerso. Per tre ragioni, strettamente congiunte ma vitali: perché in tanti casi è papà, con figli che vanno teneramente educati; perché è ministro di una comunità che sente l’urgenza della sfida educativa e perché, immerso nella realtà secolare del mondo, si trova a confrontarsi con ambienti impegnativi di vera sfida alla fede, che vanno ascoltati ed accompagnati e dai quali, nello stesso tempo,
ogni diacono riceve spunti di provocazione per rendere vera e forte ed autentica la sua
fede. Ecco allora il duplice passaggio della mia relazione:

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  • ogni diacono è educato dalla Chiesa nel suo ministero, in tutte le sue realtà di
    attuazione, tramite i cinque segni specifici che lo caratterizzano;
  • e dall’altra, ogni diacono a sua volta diventa, proprio in questi specifici segni, un
    ottimo educatore, chiamato a donare agli altri quella luce che lo ha conquistato, perché
    la lampada della fede non sia messa sotto il moggio, ma sul lucerniere e faccia luce a
    tutti quelli che sono nella casa.
    Questi sono dunque i cinque segni del diaconato che sento vivissimi.
    Eccoli: la terra, il cuore, i poveri, il vangelo, la preghiera.
    Per ciascuno, una riflessione duplice: come la chiesa tramite essi educa il diacono e
    come il diacono educa la comunità tramite questi cinque segni.
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