L’agente ha riportato lesioni a seguito di un’aggressione per futili motivi. La Confederazione della Polizia Penitenziaria denuncia condizioni critiche di sovraffollamento e carenza di personale.
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Un agente della Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Arghillà di Reggio Calabria è stato aggredito da un detenuto, riportando traumi al collo e alla mandibola, giudicati guaribili in dieci giorni. L’aggressione, avvenuta per futili motivi legati a comunicazioni postali non gradite, è stata segnalata dal presidente nazionale della Confederazione autonoma italiana Polizia penitenziaria (Conaippe), Domenico Mastrulli. L’agente ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.
L’incidente mette in luce le gravi condizioni di sovraffollamento e carenza di personale nel carcere di Arghillà. Attualmente, la struttura ospita oltre 340 detenuti, nonostante una capienza regolamentare ridotta di circa il 50%. La sorveglianza è affidata a sole 110 unità di Polizia penitenziaria, molte delle quali sono in ferie o assenti per altre ragioni legittime. In queste condizioni, un singolo agente può trovarsi a dover sorvegliare oltre 150 detenuti, spesso disarmato e senza supporto.
Mastrulli ha espresso forte preoccupazione per la sicurezza degli agenti e la gestione complessiva della struttura, evidenziando che episodi di rivolta, incendi e tentativi di evasione sono ormai troppo frequenti. In un altro episodio segnalato ieri, un detenuto nel carcere di Catanzaro è salito sul tetto della struttura, richiamando l’attenzione delle autorità e rientrando solo dopo l’intervento del pubblico ministero di turno e del direttore del carcere.
La Confederazione autonoma italiana Polizia penitenziaria chiede maggiore rispetto per il lavoro degli agenti e misure urgenti per migliorare le condizioni di lavoro all’interno delle carceri. La solidarietà e la vicinanza vanno all’agente ferito, ma anche a tutti i colleghi che operano in condizioni di crescente difficoltà.