Sandro Susini: “Il lavoro è uno strumento rieducativo che potrebbe essere utilizzato per razionalizzare la spesa dello Stato a favore del sistema penitenziario”
Continua....
Firenze, 9 febbraio 2023 – Il sistema carcerario, in questi anni oggetto di ingenti tagli economici e oggetto di complesse discussioni politiche, potrebbe ridurre il suo impatto ai conti statali e migliorare alcune lacune delle strutture in autonomia. Infatti secondo una stima di Susini Group S.t.P., studio di Firenze leader nella consulenza del lavoro “Se tutti i detenuti maggiorenni svolgessero un’attività, sarebbero in grado di produrre un reddito lordo annuo superiore ad 1 miliardo di euro“.
Sandro Susini, fondatore dello studio, spiega che si tratta di una stima che tiene in considerazione anche la composizione della popolazione carceraria italiana: “I detenuti maggiorenni incarcerati in Italia sono oltre 56 mila di cui appena il 4% è rappresentato da donne. Ogni carcerato costa allo stato circa 135 euro al giorno. E’ semplice quindi comprendere che tale popolazione grava sulle casse statali per circa 7,5 milioni al giorno e per un totale annuo di oltre 2,7 miliardi. Numeri veramente impressionanti.”
L’analisi scende anche nella scolarizzazione e l’attività svolta nei centri di riabilitazione: “Si tratta nella maggior parte dei casi di soggetti che possiedono un basso livello di istruzione e attualmente, meno del 29% dei detenuti svolge un’attività lavorativa“.
Insomma una potenziale quanto importante risorsa che potrebbe essere impiegata in attività di reinserimento sociale ad alto valore produttivo. Infatti la stima di valori che potrebbero raggiungere a beneficio loro e dello Stato arriva ad una cifra a nove zeri: “Se tutti i detenuti maggiorenni svolgessero un’attività lavorativa, questi sarebbero in grado di produrre un reddito lordo annuo superiore ad 1 miliardo di euro“. Ovvero più di un terzo del costo che grava sul Paese. “Il lavoro è uno strumento rieducativo che potrebbe essere maggiormente utilizzato per razionalizzare la spesa dello Stato sostenuta per il mantenimento del sistema penitenziario” conclude Sandro Susini.