Dom. Ago 11th, 2024

La Procura generale di Milano ha avanzato una richiesta di archiviazione per Francesco D’Onofrio, indagato per l’omicidio, avvenuto 40 anni fa, del procuratore di Torino Bruno Caccia. La verità su quel delitto si allontana e sta per calare il sipario su una lunga e travagliata storia giudiziaria. Resta, come unico punto fermo, la condanna all’ergastolo per Rocco Schirripa, condannato all’ergastolo per essere stato uno degli autori materiali dell’agguato. Resta il mistero, invece, su chi fosse al suo fianco la sera del 26 giugno 1983.   La figura di Francesco D’Onofrio – sospettato di essere il secondo uomo a bordo della Fiat 128 verde sulla quale fuggirono gli assassini – oggi, scrive La Stampa, «svanisce dal tabellone». Nato a Mileto, in provincia di Vibo Valentia, vicino al terrorismo in gioventù come «azionista», ritenuto contiguo ai clan negli anni del delitto eccellente, riguardo a D’Onofrio  «le indagini – scrivono i giudici – non hanno portato indizi significativi. Hanno confermato ciò che già si sapeva. Seppur con approfondimenti dettati dalla volontà di non lasciare nulla di inesplorato su un delitto così efferato, che colpì un magistrato onesto, di elevata statura morale e che, per capacità, professionali e integrità, rappresentava un ostacolo alla realizzazione degli affari illeciti della ’ndrangheta». Non basta per imbastire un processo. E poi, riporta ancora La Stampa citando la richiesta di archiviazione, «manca costanza nel narrato di (Andrea, ndr) Mantella, che sebbene sia stato più volte sentito in merito alle confidenze ricevute da D’Onofrio, soltanto in occasione dell’ultimo interrogatorio ha riferito le frasi dirompenti» che quest’ultimo avrebbe pronunciato. Insufficienti le confessioni del pentito vibonese. Su queste basi i magistrati ritengono impossibile arrivare a una condanna. Per l’assassinio di Bruno Caccia oggi i nomi dei responsabili sono solo due: Rocco Schirripa, il killer condannato all’ergastolo, e Antonio Belfiore, condannato quale mandante dell’omicidio. D’Onofrio si è sempre detto estraneo alle accuse: «Sono assolutamente stupito da questa accusa. E sono completamente estraneo a qualsiasi coinvolgimento nell’uccisione di Bruno Caccia», ha riferito il suo legale, l’avvocato Roberto Lamacchia, fin dai primi giorni in cui il suo nome emerse tra gli indagati.

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