Pubblicati i verbali della gara per la gestione del centro di Isola Capo Rizzuto finito al centro della maxi inchiesta “Jonny”. I punteggi assegnati e le offerte «anomale». Le due facce dell’accoglienza
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Le due facce dell’accoglienza seguono cammini diversi. Ci sono gli Sprar nei piccoli Comuni e ci sono le grandi strutture come il Cara di Isola Capo Rizzuto. Il percorso del Centro di accoglienza per richiedenti asilo del Crotonese non è stato certo privo di ombre e non può neanche dirsi concluso. Tanto più che nella vicenda c’è un prima e un dopo operazione “Jonny”. La storia del Cara di Isola è stata infatti segnata dalla maxi inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro che ha svelato come, secondo l’accusa, la cosca Arena abbia allungato le mani sulla gestione di uno dei centri per migranti più grandi d’Europa. Ma mentre la vicenda giudiziaria si sta dipanando in due mega procedimenti – in abbreviato la Dda ha chiesto 20 anni di carcere per l’ex governatore regionale delle Misericordie, Leonardo Sacco – la Prefettura di Crotone sta scrivendo il primo capitolo dell’era amministrativa post “Jonny” del Cara. L’ufficio che è diretta emanazione sul territorio del Ministero dell’Interno ha infatti pubblicato i verbali della gara per la fornitura di beni e servizi per una ricettività che ad Isola è di oltre 1200 posti.
I NUMERI DELL’APPALTO Si tratta di un appalto triennale da circa 60 milioni di euro che è stato suddiviso in quattro lotti: fornitura di servizi alla persona, gestione amministrativa, assistenza sanitaria, distribuzione dei beni e servizi connessi (importo totale 18,8 milioni di euro); fornitura pasti (26,4 milioni di euro); servizio di pulizia ed igiene ambientale (3,1 milioni di euro); fornitura di effetti letterecci, vestiario, prodotti per l’igiene (11.6 milioni di euro). Le buste con le offerte economiche pervenute sono state aperte in Prefettura lo scorso 29 ottobre e dai verbali si evince che per il primo lotto, quello da poco meno di 19 milioni di euro, il punteggio più alto è stato assegnato alla Croce Rossa Italiana (79,72) che ha presentato un ribasso del 16,97%, a seguire Rti Medihospe-Tre Fontane (64,06, ribasso del 5,10 %) e Consorzio Opere Misericordia (56,36, ribasso del 2,02%). Per il secondo lotto invece, quello economicamente più consistente (26 milioni), il punteggio migliore è quello de La Cascina (91,14, con un ribasso del 27%), seguita da Cns (89,55, ribasso del 31,17%), Ristorart (74,32, ribasso del 25,59%) e Siarc (33,28, ribasso del 23%). Per il terzo lotto al primo posto c’è Giovani del 2000 (87,88, ribasso del 27,88%), quindi a seguire Gsi (76,72, ribasso del 20,09%), L’Ambiente (57, ribasso del 26%) e Multiservice (51,07, ribasso del 28,02%). Per il quarto lotto, l’unica offerta pervenuta è quella del Consorzio Opere Misericordia, che ha presentato un ribasso pari al 31,5 %.
OFFERTE ANOMALE Ancora non c’è niente di definitivo: i verbali sono stati trasmessi al Responsabile unico del procedimento (di fatto stazione appaltante) che dovrà verificare gli esiti della gara e poi assegnare definitivamente l’appalto. E se per il primo lotto – quello che potrebbe vincere la Croce Rossa con un ribasso del 16,97% – non è stata ravvisata alcuna offerta anomala, lo stesso non può dirsi per i lotti 2 e 3: per uno la commissione segnala come offerte «anomale» quella de La Cascina e del Cns (prima e seconda come punteggio), per l’altro l’offerta «anomala» sarebbe proprio quella di Giovani del 2000.
Attualmente a gestire il Cara è la “Miser Icr srl”, cioè la società sequestrata nell’inchiesta della Dda che però da tempo è guidata dagli amministratori nominati dai giudici dopo l’operazione “Jonny”, la cui convenzione scadrà il prossimo 15 novembre. Mentre non è dato sapere i tempi, già finora parecchio lunghi, per arrivare all’aggiudicazione definitiva della gara.
L’ACCOGLIENZA BUSINESS E LO SPRAR Un appalto senza dubbio appetibile per la portata economica ma anche al centro delle attenzioni perché il Cara, nel passato recente, è diventato un simbolo di quell’«accoglienza business» che il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha più volte promesso di voler smantellare. Di fatto, invece, a fronte del mega appalto da 60 milioni assegnato dalla Prefettura, cioè dalla sua emanazione diretta, il titolare del Viminale con il “decreto Sicurezza” approvato poche ore fa dal Senato sta smantellando lo Sprar, ovvero il sistema di accoglienza più umano (perché improntato sui piccoli numeri) e più votato all’integrazione dei migranti. Una linea che ha già suscitato polemiche per il caso di Riace e che proprio in queste ore fa esprimere preoccupazione anche al Comitato Reti Sprar della provincia di Crotone: «Il rimpatrio dei quasi 500.000 stranieri irregolari presenti nel territorio italiano (stime 2017, fonte Fondazione Ismu) se attuato al ritmo attuale richiederà 80 anni: mancano accordi di rimpatrio con molti dei Paesi di provenienza – fa notare la rete Sprar di Crotone – e se pur si aumentasse di dieci volte la velocità di espulsione serviranno 8 anni. Nel frattempo mezzo milione di persone vagherà senza alcuna possibilità di accesso ai servizi di base, senza poter accettare lavoro regolare, entrando nella zona grigia della clandestinità con il rischio che diventi manodopera a buon mercato per la criminalità». Un effetto che, come abbiamo raccontato qui, si sta già manifestando in Calabria, con diversi ragazzi obbligati a uscire dai progetti di accoglienza e destinati a ingrossare le fila degli invisibili che sopravvivono nelle baraccopoli diventando facile preda di caporali e criminali. Così il blocco degli Sprar non crea certo «sicurezza» e va ad aggiungere disperazione alla disperazione, mentre il «business» dei grandi numeri può andare avanti.