Con una nuova ordinanza, il sindaco ha chiesto alla società di presentare il piano e il programma di rimozione nonché il recupero dell’area
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Un giro di affari da 18 milioni di euro per poco più di 130mila tonnellate di fanghi e ceneri industriali interrati. È questo lo scenario che ha fatto da sfondo a quella che, per tanti anni, è stata considerata «la discarica più pericolosa d’Europa». Lo storia parla di un processo finito nel nulla per «intervenuta prescrizione», il presente (e il futuro) raccontano invece di un braccio di ferro tra il Comune ed Enel.
L’ex fornace e l’omicidio Sacko
Ma andiamo con ordine. Siamo a San Calogero, centro al confine tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. È qui che sorge l’ex fornace “La Tranquilla”, un ex sito industriale abbandonato da anni, ma al centro delle cronache più recenti. In questo sito, nel 2018, fu ucciso il 29enne maliano Soumaila Sacko: quattro colpi di fucile sparati con l’intento di uccidere, per questo motivo è stato condannato in via definitiva a 22 anni di carcere Antonio Pontoriero. La vittima, la notte del 2 giugno di quasi sei anni fa, si trovava nell’ex sito industriale tentativo di recuperare alcune lamiere da trasportare nella tendopoli di San Ferdinando per adattarle a coperture delle baracche che ospitavano altri migranti. Ma la “Fornace Tranquilla”, un’ex fabbrica di laterizi, è stata imbottita con oltre 134mila tonnellate di rifiuti pericolosi, il 93% dei quali provenienti dalla “Federico II”, la centrale termoelettrica dell’Enel di Brindisi.
Ora, con l’ordinanza sindacale del 29 dicembre 2023, il Comune di San Calogero guidato dal sindaco Giuseppe Maruca ha ordinato a “Enel produzione SpA” a cui fa capo la centrale Enel di Brindisi nella qualità di soggetto produttore di rifiuti speciali e conferitore presso l’ex fornace Tranquilla Srl, di «presentare, entro centottanta giorni dalla notifica, il piano e il programma di rimozione, avvio a recupero o a smaltimento dei rifiuti riconducibili alla centrale Enel di Brindisi». La “Fornace Tranquilla S.r.l.”, infatti, era anche autorizzata all’attività di recupero di rifiuti speciali prodotti e provenienti da terzi.
I dubbi sui rifiuti interrati
Agli atti del procedimento risulta, quale produttore di rifiuti speciali e conferitore presso l’ex fornace Tranquilla Srl «per la quasi totalità degli stessi, la centrale Enel di Brindisi, facente capo ad Enel produzione SPA». Stando alla consulenza effettuata dall’Arpacal di Cosenza, alla “Tranquilla” sarebbero stati stoccati metalli pesanti, solfuri, cloruri, fluoruri, nichel, selenio, stagno e vanadio. I periti dell’accusa non escludevano «la concreta e reale possibilità che i componenti pericolosi presenti in abbondanza nel sito potessero essere diffusi nell’ambiente circostante». Nello stesso procedimento, inoltre, era emersa «un’incertezza relativa alla ricostruzione corretta delle tempistiche di sversamento dei rifiuti» mentre «non può escludersi che lo sversamento e l’accumulo dei rifiuti nel sito della ex Fornace Tranquilla abbia generato un pericolo per la pubblica incolumità». Da un sopralluogo risalente all’aprile dello scorso anno, è emerso che all’interno dell’ex sito industriale sono tuttora presenti ed in stato di evidente e totale abbandono, oltre agli scarti prodotti dalla precipua attività di produzione dei laterizi ed ai macchinari e attrezzature meccaniche obsolete ma «anche ingenti quantità di rifiuti speciali conferiti abbancati sulla nuda terra» rifiuti che da quanto risulta dagli atti processuali, sarebbero stati conferiti e costituiti per la quasi totalità dalla Centrale Enel di Brindisi «costantemente esposti agli eventi meteorici ed a diretto contatto con il suolo; con conseguente dilavamento (nei periodi di piovosità) e di trasporto di polveri (nei periodi di siccità)».
Il braccio di ferro con Enel
Allo stato attuale – si legge nell’ordinanza – il contraddittorio con Enel «non ha prodotto elementi significativi in grado di mettere in discussione gli elementi acquisiti dal Comune di San Calogero in relazione alla responsabilità di Enel, a titolo di colpa, per l’abbandono di rifiuti provenienti per il 90 % dalla centrale Enel di Brindisi, nel sito dell’ex fornace la Tranquilla di San Calogero». Ma non è tutto. È emersa, infatti, non solo la provenienza (MUD, FIR e registri carico e scarico) dei rifiuti smaltiti illecitamente (mediante sversamento sulla nuda terra) ma anche «la conoscenza da parte di Enel produzione S.p.A. della mancanza di autorizzazione alla messa in riserva da parte dell’impianto di produzione dei laterizi “La Tranquilla” (autorizzazione alla messa in riserva indispensabile, considerata l’impossibilità per il destinatario di recuperare, senza stoccarli, i quantitativi di rifiuti conferiti da Enel. «(…) si pensi che in un solo giorno 8.9.2005» è scritto nell’ordinanza sindacale «sono stati conferiti alla Fornace la Tranquilla 394 tonnellate di rifiuti 200 tonnellate in più dei 109 ton/die che potevano essere recuperati secondo i calcoli di Enel) e, pertanto, l’assenza da parte di Enel di qualsiasi verifica e controllo (non meramente formale) in loco, avente a oggetto il processo produttivo e l’effettivo recupero dei rifiuti da parte della società». Secondo l’amministrazione comunale, infatti, è da ritenersi sulla base del consolidato principio della responsabilità condivisa nella gestione dei rifiuti che «la responsabilità per la corretta gestione dei rifiuti grava su tutti i soggetti coinvolti nella loro produzione, detenzione, trasporto e smaltimento, essendo detti soggetti investiti di una posizione di garanzia in ordine al corretto smaltimento dei rifiuti stessi».
L’ordinanza
Per queste ragioni, quindi, il Comune di San Calogero ha emesso la nuova ordinanza, notificata non solo a Enel produzioni spa, ma anche ai due proprietari del terreno e chi risultavano essere gli amministratori e rappresentanti legali della società “Fornace Tranquilla S.r.l.”, fallita il 17 luglio 2013. Il piano che Enel dovrà preparare dovrà essere sottoposto alla preventiva approvazione dell’Amministrazione del Comune di San Calogero e dovrà essere inviato anche alla Provincia di Vibo Valentia, al Prefetto della Provincia di Vibo Valentia, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vibo Valentia, alla Regione Calabria, all’Arpa Calabria mentre alla rimozione e l’avvio a recupero e/o a smaltimento dei rifiuti presenti nell’intera area, nonché il ripristino dello stato dei luoghi, deve completarsi entro un anno dalla notifica del “nulla osta” a procedere da rilasciarsi dal Comune di San Calogero, su parere favorevole del Dipartimento Provinciale Arpacal, relativamente all’attuazione del Programma temporale ed operativo dell’intervento. Insomma, un nuovo capitolo della storia decennale si apre, ma la speranza è che dopo tanti anni il sito possa essere ripristinato e salvaguardata la sicurezza del luogo e dei cittadini.