Mer. Lug 17th, 2024
SIMBOLICA GIUSTIZIA AGENZIA BETTOLINI (Agenzia: DA RACHIVIO) (NomeArchivio: PAV-G1ig.JPG)

Chiusa l’inchiesta per le
’ndrine della Piana di Gioia
Tauro e del cosentino. Tempi
da record per la Dda reggina,
guidata da Federico Cafiero
De Raho, che in meno di
due mesi ha fatto il punto
sull’indagine “Cumbertazione”.
Ieri infatti il procuratore
aggiunto Gaetano Paci e i pm
antimafia Giulia Pantano e
Gianluca Gelso hanno spedito
l’avviso di conclusioni
per le 47 persone coinvolte
nell’operazione messa in piedi
dalla Guardia di Finanza.
Secondo gli inquirenti mezza
Calabria era in mano alle
’ndrine. Dalla Piana, con in
testa la cosca Piromalli e la
famiglia dei Bagalà, al cosentino,
governato dai Lanzino
– Ruà – Patitucci e dai Muto,
egemoni sulla costa dell’alto
Tirreno, gli appalti se li aggiudicava
la criminalità organizzata.
Il blitz delle fiamme
gialle reggine fu eseguito in
contemporanea con la Dda di
Catanzaro che mise in piedi
l’indagine “Cinque lustri”.
In un primo momento furono
33 le persone fermate dalle
due Dda, 54 le imprese sequestrate,
27 gli appalti monitorati,
mentre sono più di 90 i
milioni di euro che la ’ndrangheta
si sarebbe accaparrata.
Associazione per delinquere
stampo mafioso, associazione
per delinquere aggravata
dall’aver agevolato la ’ndrangheta,
turbata libertà degli incanti,
frode nelle pubbliche
forniture, corruzione e falso
ideologico in atti pubblici.
Queste sono le principali accuse
mosse dalle due Procure.
Subito dopo la convalida dei
fermi l’indagine “Cumbertazione”
si “arricchì” di nuovi
indagati e di nuove accuse.
Agli arresti domiciliari finì
Giovanni Fiordaliso, ingegnere
dell’Anas. Diversi sarebbero
gli episodi di corruzione
contestati al direttore dei lavori
relativi alla realizzazione
dello svincolo autostradale di
Rosarno, il quale per l’Antimafia
in cambio di alcuni soggiorni
gratuiti a Taormina e a
Firenze, e un “Rolex” avrebbe
fornito a Francesco Bagalà,
classe 1977, informazioni riservate
nonché il format del
file Anas con il relativo logo.
Fiordaliso, secondo le carte
dell’inchiesta, sosteneva di
agire nell’interesse dell’Anas
a cui doveva evitare un oneroso
contenzioso, ma di fatto
avrebbe perorato la causa
dell’impresa, cercando di
“spingere” alcuni funzionari
dell’Anas ad attivare la procedura
finalizzata a giungere
ad un accordo bonario il
più possibile remunerativo
per l’appaltatore, ciò con lo
scopo di consentire ai Bagalà
di recuperare il forte ribasso
offerto in sede di aggiudicazione
della gara. Non solo
quindi le ’ndrine avrebbero
messo in piedi un meccanismo
in modo tale da costituire
un unico cartello di impresa
per aggiudicarsi i lavori, ma
sarebbero riusciti ad “infiltrare”
anche gli enti dell’Anas e
della Suap per assicurarseli.
Non è un caso che l’indagine
si chiami “Cumbertazione”,
termine dialettale usato
per indicare un’associazione
chiusa e proprio questo cartello
di imprese lo era. Dovevano
lavorare solo loro. Nessuno
poteva pensare di presentare
un’offerta di gara pulita. Era
tutto in mano alle cosche. Il
cartello criminale presentava
una serie di offerte precedentemente
concordate, alla fine
l’appalto se lo aggiudicava
un’impresa specifica, ma di
fatto erano tutti insieme a
“lavorare”. Vinceva uno, ma
in realtà vinceva la ’ndrangheta.
A Gioia Tauro il clan
Piromalli ha scelto i Bagalà
per mettere le mani su strade,
ristrutturazioni e nuove
infrastrutture, finanziate con
denaro pubblico. In particolare
avrebbero “sporcato” gli
appalti per lo sviluppo del
“water front” comprendeva
Luigi Bagalà (classe 1946); Giuseppe
Bagalà (1957); Francesco Bagalà (1977);
Francesco Bagalà (1990); Giorgio Morabito
(1974); Rocco Pasquale Nicoletta;
Angela Nicoletta; Carlo Cittadini; Giorgio
Ottavio Barbieri (1976); Gianluca
Scali; Domenico Gallo (1956); Cristiano
Zuliani; Ettore Della Fazia; Francesco
Migliore; Filippo Migliore; Alessio
Lacorte; Vito La Greca; Santo Fedele;
Francesco Fedele; Bruno Polifroni
(1967); Rocco Leva; Bruno Madaffari;
Maria Vittoria Plastina; Emilio Cipolla;
Domenica Coppola; Angelo Zurzolo;
Gaspare Castiglione; Mirko Pellegrini;
Giovanni Fiordaliso; Giacomo Morabito
(1988); Roberto Di Paola; Antonino
Quattrone (1973); Antonino Gioffrè;
Francesco Marcellini; Vincenzo Raso
(1965); Bruno Iaria (1967); Antonio Giuseppe
Currenti; Giuseppe Rigoli; Paolo
Speziale; Domenico Auddino; Raffaele
Zangari; Mariano Arena (1950); Santo
Gagliostro; Luigi Macrì (1989); Roberto
Bassman; Domenico Maugeri; Vincenzo
Polifroni (1972).
Cumbertazione
Chiusa l’indagine
Coinvolte 47 persone
Clan della Piana e del Cosentino uniti per accaparrarsi appalti
Ecco tutti i soggetti coinvolti
Reggio Calabria
SABATO 5
11 marzo 2017 Citra&Ultra regione@cronachedellecalabrie.it
la realizzazione del centro
polifunzionale a servizio
della città, di una piazza, del
lungomare, della costruzione
del parco urbano, ma anche
un parcheggio interrato con
piazza, la sistemazione del
palazzetto dello sport e la riqualificazione
ambientale del
torrente “Budello”. Anche la
politica è stata travolta dal blitz
delle fiamme gialle. Tra gli
indagati c’è anche Antonino
Gioffrè, sindaco di Cosoleto,
comune con meno di mille
anime della Piana. Per lui
l’accusa contestata è di turbativa
d’asta aggravata dall’aver
agevolato la ‘ndrangheta. In
manette poi finì Angela Nicoletta,
quest’ultima dirigente
del settore lavori pubblici
del comune di Gioia Tauro.
Anche per questo motivo
nei giorni scorsi il Prefetto
reggino, Michele di Bari, ha
spedito a palazzo Sant’Ippolito
la terna ispettiva affinché
venga verificata l’ingerenza
dei Piromalli sul Comune.
L’avviso di conclusione indagini
ha riguardato anche
alcuni imprenditori cosentini
e siciliani. Tra questi spicca
Giorgio Barbieri che avrebbe
intessuto rapporti e collusioni
sia con i Piromalli che con
i Muto. Nei suoi confronti
adesso si “chiude” l’indagine
riguardanti i lavori che
avrebbero agevolato la ’ndrina
di Gioia mentre rimane
aperto il versante catanzarese
che ha monitorato tre
grossi lavori pubblici. Lavori
che i clan sarebbero riusciti
ad accaparrarsi grazie a lui.
Gli appalti interessati
dall’inchiesta “5 lustri”, infatti,
sono quello di Piazza
Bilotti, ubicata nel centro cosentino
e “fiore all’occhiello”
dell’amministrazione targata
Occhiuto, che comprendeva
anche la realizzazione di un
parcheggio interrato e la
gestione per 28 anni della
struttura polifuzionale e del
Mab, quello del comprensorio
sport-natura di Lorica (e
la relativa gestione per 25
anni) e la riqualificazione
dell’aeroporto turistico di Scalea
che sarebbe stato gestito
dagli indagati per 25 anni.
Angela Panzera

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(CRONACHE DELLE CALABRIE)

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