Mar. Lug 30th, 2024

Nel corso dell’udienza davanti al gup Battaglia, è stata ammessa la costituzione di parte civile dell’Anas. Il caso è nato dal cedimento di un muro di contenimento

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Chiesto il rinvio a giudizio per i tre imputati accusati del crollo colposo del muro di contenimento della rampa di accesso numero 6 che sulla 106 porta a Germaneto. L’accusa martedì, nel corso dell’udienza preliminare, ha chiesto il processo per Alessio Marino Ajmone Cat, 60 anni, milanese, ingegnere progettista della Astaldi spa; Antonio Bevilacqua, 56 anni, nato a Palermo, ingegnere direttore dei lavori del tratto stradale; e Michele Mele, nato a Bari 79 anni fa, ingegnere collaudatore statico.
Nel corso dell’udienza davanti al gup Antonio Battaglia, è stata ammessa la costituzione di parte civile dell’Anas. Anche il Codacons aveva chiesto di costituirsi parte civile ma su questa posizione è intervenuta l’eccezione dell’avvocato della difesa Aldo Casalinuovo e il gup ha rinviato la decisione all’udienza del 19 marzo prossimo, nel corso della quale discuteranno le difese, oltre a Casalinuovo, Nicola Carratelli, Giancarlo Pittelli, e Francesco Tocci.

IL CROLLO DEL MURO E L’INCHIESTA Secondo l’accusa formulata dai magistrati di Catanzaro titolari dell’inchiesta – il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Vito Valerio – i tre ingegneri, in cooperazione colposa tra loro, mediante condotte attive e omissive, ciascuno nella propria qualifica tecnico-funzionale, «cagionavano, per colpa generica e specifica, il crollo del muro di contenimento della rampa numero 6 di accesso alla strada statale 106 variante A (svincolo per Germaneto)». In particolare, il progettista della Astaldi, nell’elaborare la progettazione di quel tratto stradale non avrebbe previsto un idoneo ed efficace sistema di drenaggio dell’acqua; avrebbe effettuato una sottostima dei carichi che sarebbero andati ad agire sul terrapieno; avrebbe realizzato una sovrastima dei parametri di resistenza meccanica del terreno.
Bevilacqua, quale direttore dei lavori di realizzazione del tratto di strada oggetto dell’inchiesta, nelle fasi di progressiva realizzazione dell’opera, avrebbe omesso di segnalare il difetto di progettazione, «quantomeno in riferimento all’insussistenza di un idoneo e necessario sistema di drenaggio dell’acqua». In fase di collaudo, invece, Mele non avrebbe riscontrato alcuna delle criticità progettuali «evincibili attraverso l’ordinaria osservanza delle “regole della tecnica”». A maggio scorso il tratto della 106 che porta a Germaneto era stato subito posto sotto sequestro e gli accertamenti sui lavori fatti erano stati affidati a un pool di tecnici esperti.

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