Mer. Ago 7th, 2024

Difetti di progettazione e sistemi di drenaggio carenti: le accuse della Procura di Catanzaro dopo i cedimenti dell’asfalto nei pressi dello svincolo per Germaneto. Ma l’inchiesta continua: crepe e lesioni anche su altri tratti della statale

Continua dopo la pubblicità...


CAMPAGNA-ANTINCENDIO-2024_6x3mt-4_page-0001
futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

Avrà inizio il prossimo 16 ottobre l’udienza preliminare a carico di Alessio Marino Ajmone Cat, 60 anni, milanese, ingegnere progettista della Astaldi spa; Antonio Bevilacqua, 56 anni, nato a Palermo, ingegnere direttore dei lavori del tratto stradale; e Michele Mele, nato a Bari 79 anni fa, ingegnere collaudatore statico. Tutti e tre sono accusati del crollo colposo del muro di contenimento della rampa di accesso numero 6 che sulla 106 porta a Germaneto. Secondo l’accusa formulata dai magistrati di Catanzaro titolari dell’inchiesta che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio – il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Vito Valerio – i tre ingegneri, in cooperazione colposa tra loro, mediante condotte attive e omissive, ciascuno nella propria qualifica tecnico-funzionale, «cagionavano, per colpa generica e specifica, il crollo del muro di contenimento della rampa numero 6 di accesso alla strada statale 106 variante A (svincolo per Germaneto)». In particolare, il progettista della Astaldi, nell’elaborare la progettazione di quel tratto stradale non avrebbe previsto un idoneo ed efficace sistema di drenaggio dell’acqua; avrebbe effettuato una sottostima dei carichi che sarebbero andati ad agire sul terrapieno; avrebbe realizzato una sovrastima dei parametri di resistenza meccanica del terreno.
Bevilacqua, quale direttore dei lavori di realizzazione del tratto di strada oggetto dell’inchiesta, nelle fasi di progressiva realizzazione dell’opera, avrebbe omesso di segnalare il difetto di progettazione, «quantomeno in riferimento all’insussistenza di un idoneo e necessario sistema di drenaggio dell’acqua». In fase di collaudo, invece, Mele non avrebbe riscontrato alcuna delle criticità progettuali «evincibili attraverso l’ordinaria osservanza delle “regole della tecnica”». A maggio scorso il tratto della 106 che porta a Germaneto era stato subito posto sotto sequestro e gli accertamenti sui lavori fatti erano stati affidati a un pool di tecnici esperti.
La parte preliminare di questo procedimento entrerà nel vivo il prossimo 16 ottobre ma l’inchiesta sulla 106 non si ferma qui. I lavori sulla strada statale, costati centinaia di milioni di euro, hanno portato risultati scadenti in più di un tratto: scarpate che presentano scoscendimenti in più punti, il piano stradale interessato da pericolosi avvallamenti e nelle gallerie, dove solo di recente la funzionalità degli impianti è stata ripristinata, sono visibili crepe e lesioni nella struttura.

 
Print Friendly, PDF & Email