Le principali criticità del Polo Sanitario Territoriale di Taverna sono al centro di un vero e proprio dossier che il circolo “Alte Cime” di Fratelli d’Italia ha condiviso con il capogruppo in Consiglio regionale Filippo Pietropaolo, il quale ha scritto ai commissari dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro per chiedere di mettere in campo tutte le opportune iniziative necessarie a salvaguardare e rilanciare un presidio importantissimo per il territorio presilano, ancor più in un periodo segnato da una lunga emergenza sanitaria. Pietropaolo ha evidenziato come il lento e continuo depotenziamento del Pst di Taverna va avanti da anni, soprattutto a causa del mancato turn-over del personale andato in quiescenza. Soppresse tra l’altro le figure del medico radiologo, del medico pneumologo-allergologo, a rischio l’urologia, ridotte le ore di oculistica e quelle di chirurgia generale, interrotto il servizio di geriatria per le valutazioni multicentriche, ridotti i servizi di cardiologia e di fisioterapia. Anche le attività del consultorio familiare sono quasi azzerate, per via della riduzione del personale. Da oltre tre anni è stato soppresso il servizio vaccinazioni che veniva garantito un giorno al mese, così come è stato demandato all’Adi il servizio dei prelievi ematici a domicilio.
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Fratelli d’Italia ritiene importante completare la struttura del primo piano del Pst, in modo da garantire nuovi servizi e accorpare il 118, e sollecita l’attivazione della medicina di gruppo, un progetto pronto ad essere avviato e bloccato per la mancanza di fondi.
“La grave situazione legata all’emergenza covid – spiega Pietropaolo – dovrebbe spingere l’azienda ad intervenire per il potenziamento della medicina territoriale, e in particolare di presidi fondamentali per i territori montani come il Pst di Taverna. Sono tanti i servizi che potrebbero essere attivati sul territorio, così evitando ai cittadini della Presila di doversi spostare nel capoluogo o in altri territori per ricevere assistenza medica. Invece la soppressione di alcune attività specialistiche e la riduzione delle ore di servizio ha comportato l’allungamento delle liste d’attesa o addirittura l’impossibilità di usufruire delle prestazioni nel Pst. In questi anni molti servizi sono stati garantiti soltanto grazie al senso di appartenenza e alla responsabilità del personale medico e sanitario che, seppur ridotto al lumicino, è riuscito a far fronte alla grave situazione di difficoltà in cui è lasciato il servizio del Pst, ma le enormi carenze riscontrate rischiano di fiaccare la motivazione degli operatori e mortificare i loro sforzi”.