Continuano le attività di Assicomfidi a sostegno delle Pmi, continuano le proposte e progettualità indirizzate ad enti ed istituti di credito ma tanti, troppi sono i silenzi ricevuti.
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Il Presidente di Confcommercio e dell’Assicomfidi Gaetano Matà lancia un grido di allarme rispetto alla percepita scarsa volontà di soggetti pubblici e privati di fare squadra in un periodo così delicato. Un atteggiamento difensivista, di chiusura esasperata, un arroccarsi su rendite di posizione assolutamente fuori contesto considerato che, se ci sono risorse da spendere – economiche, umane, professionali, relazionali –, è questo il momento per metterle a sistema.
“Da più di un semestre – dichiara Matà – i nostri sforzi sono orientati nel tentativo di costruire nella nostra città un Confidi ancora più solido, di potenziare l’azione consulenziale, di attivare sinergie, di agevolare al massimo l’accesso al credito, di ricercare forme di sostegno alle imprese in un momento realmente drammatico. Un notevole sforzo economico e finanziario è stato sostenuto per garantire assistenza nel periodo di emergenza Covid e soprattutto per programmare l’ingresso del Consorzio tra i Confidi minori in attuazione della normativa vigente a tutto vantaggio delle imprese locali. Contestualmente ci siamo rivolti a Istituti di credito primari, realtà del territorio e istituti minori, al fine di definire nuove convenzioni e progettualità nell’interesse esclusivo degli imprenditori locali che oggi più che mai hanno bisogno di sostegno e di liquidità. Abbiamo offerto spunti, idee, progettualità, manifestato la nostra disponibilità ad attivare nuovi fondi di garanzia, in particolare quelli ministeriali per la prevenzione del racket e dell’usura, mettendo a disposizione un plafond superiore al milione di euro. Purtroppo è doloroso rilevare come molti, troppi, siano i silenzi ricevuti e, comunque, anche quando l’interlocuzione è stata avviata, è apparso evidente un atteggiamento eccessivamente attendista!”.
Il Presidente Matà evidenzia anche gli sforzi portati avanti in questi mesi per avviare un percorso di trasparenza del mondo associativo ma, purtroppo, segnala come “ciò che si continua a percepire nella provincia, nella città e in seno alle stesse associazioni è spesso il prevalere di interessi personali rispetto a quelli della collettività o logiche del maggior risultato con il minimo sforzo a danno dell’intera tessuto imprenditoriale reggino”.
Il processo di impoverimento dell’impresa reggina è dilagante, così come è dilagante la mano della criminalità in un territorio povero di risorse, idee e sostegno dello Stato. Un territorio in cui tutto e tutti sono impregnati di politica – l’unica cosa che conta a queste latitudini – e ambiscono solo ad occupare postazioni di potere. “Senza una reale consapevolezza della situazione, senza trasparenza e senza un processo condiviso con le principali istituzioni del territorio non sarà possibile neppure immaginare di uscire da una condizione di crisi che si preannuncia di proporzioni devastanti”.