Per il sottosegretario alla Salute “occorre valutare i dati dei contagi e delle vaccinazioni per non rischiare di aprire in anticipo e poi dover richiudere”
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Riaperture graduali fatte sulla base dell’andamento del Covid-19 e delle vaccinazioni. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri si conferma “un aperturista con giudizio”. Intervenuto ad ‘Agora’ su Rai3, spiega di essere “a favore delle riaperture”, ma “guardiamo i dati e difendiamo quello che abbiamo guadagnato, altrimenti rischiamo di aprire in anticipo e di dover richiudere”. Sarebbe dunque un errore “anticiparle prima del 30 aprile. Aspetterei le prossime valutazioni”, dice, prevedendo la possibilità di allentare le restrizioni a partire da inizio maggio.
“Abbiamo dei dati in miglioramento – osserva Sileri – L’Rt è sceso e verosimilmente continuerà a scendere”, quindi “io immagino che consolidando i dati, scendendo largamente sotto un’incidenza di 180 casi ogni 100mila abitanti, a quel punto dal 1 di maggio si può tornare a una colorazione più tenue delle Regioni: le Regioni gialle ovviamente riaprono e qualcuna potrebbe essere bianca”, anche se ora “questo non posso saperlo”. Anche “riaprire la sera i ristoranti potrebbe essere fattibile. Non dal 1 maggio”, puntualizza il sottosegretario, “ma progressivamente di settimana in settimana nel mese di maggio, fino ad arrivare ai primi di giugno con una riapertura modello inglese”.
Quella delle aperture deve essere “una data guidata dalle vaccinazioni”, insiste Sileri: “Le vaccinazioni proseguono, le dosi arrivano e quando avremo protetto il 75% degli over 80, il 75% dei 70-79enni e tutti i fragili, trovare un 70-80enne in terapia dovrebbe essere un evento molto raro, avremo numeri simili a quelli inglesi” e si potrà pensare via via a riaprire.
“Ad oggi sicuramente no”, perché nel programma vaccinale “ci sono delle priorità” da rispettare “senza deroghe”. Però “nel mese di maggio, quando arriveranno più dosi” di vaccino, “avrà molto senso dal punto di vista medico” pensare a isole Covid-free, spiega poi Sileri, convinto che “l’intento di vaccinare nelle piccole isole è medico, protettivo per le popolazioni locali”, e non solo una garanzia per il turismo. “Spesso – sottolinea l’esponente di M5S, medico – nelle isole molto piccole il Servizio sanitario nazionale, sebbene presente, non ha strutture ospedaliere enormi che possono avere chissà quale capacità di gestione”. E quindi è più facile in queste aree ritrovarsi con “un sovraccarico dei servizi ospedalieri”. In quest’ottica, “vaccinare gli abitanti delle isole è una garanzia per i residenti, che spesso non trovano delle risposte sanitarie simili a quelle che potrebbero trovare sulla terraferma”. Fra l’altro, fa notare Sileri, “numericamente parliamo di pochissime persone”.