Lun. Ago 5th, 2024

Il commissario risponde alla politica nell’incontro dei Lions bruzi. Poi elogia il lavoro dell’Ao di Cosenza («abbiamo eccellenze, non è vero che la sanità calabrese fa schifo». Urbani: «Commissariamento imperfetto, ma è stato un errore lasciare le nomine nelle Asp alla politica». Belcastro chiede una rivoluzione culturale e apre a nuovi ingressi negli organici.

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È difficile lasciare fuori la politica dalla sanità. Lo sblocco delle assunzioni di 429 professionisti deliberato dal commissario ad acta Saverio Cotticelli ha innescato uno scontro con la giunta regionale guidata da Mario Oliverio. Questione di opportunità, s’intende, ma all’incontro sulle “Nuove sfide del sistema sanitario nazionale: focus sulla Calabria” organizzato dal Lions Club Cosenza Host presieduto da Francesco Amato. il commissario per il Piano di rientro replica con meraviglia alle uscite pubbliche della giunta regionale (qui la notizia). «Non mi era mai capitato che mi si contestassero delle assunzioni. Ma che senso ha quello che si sta dicendo? Sono dichiarazioni che destano preoccupazioni e stupore». Il generale Cotticelli mette in chiaro il suo lavoro. «Quando si deliberano delle assunzioni bisogna fare delle previsioni di pianta organica e di sostenibilità economica. Nel caso dei 429 professionisti di cui stiamo discutendo non c’erano problemi sulla pianta organica, ma c’erano sulla sostenibilità. Noi abbiamo semplicemente ripreso un lavoro che gli anni scorsi si era abbandonato. Dobbiamo fare quest’operazione verità perché altrimenti non facciamo che alimentare drammi sociali. I nuovi assunti non risolveranno il problema della sanità calabrese, ma ci daranno una mano». E sulle critiche dei nuovi innesti al fronte di contratti in scadenza, Cotticelli ha le idee chiare: «Non sono argomenti da porre sullo stesso livello – dichiara –. Quelle che abbiamo deliberato sono assunzioni a tempo indeterminato». Altro tema caldissimo: il possibile licenziamento di 92 operatori socio-sanitari di Cosenza: «Non mi risulta siano stati licenziati – ha chiarito il commissario –. Noi abbiamo avuto un tavolo con il Prefetto, e condivido il dramma sociale e umano di quelle persone. Purtroppo c’è un contratto e ci sono tante problematiche di carattere lavorativo. L’azienda non può licenziarli, al massimo demansionarli. Io ho posto come limite invalicabile il mantenimento del posto di lavoro».

DI NECESSITÀ VIRTÙ E LA ’NDRANGHETA Nell’incontro che si è svolto nella “Sala degli Specchi” della Provincia di Cosenza, il generale Cotticelli ha esaltato il lavoro dei suoi collaboratori e anche dell’ex Dg dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. «Ha fatto un lavoro strepitoso e ha lasciato un’eredità preziosa». Una premessa per dire che la collaborazione è alla base di ogni risultato ma che è arrivato il momento di finirla con i piagnistei. «La dobbiamo smettere con il dire che la Calabria è tutta ’ndrangheta e che la sanità calabrese fa tutta schifo», così Cotticelli guadagna i primi applausi della platea. «Abbiamo delle realtà che sono delle eccellenze uniche, ma dobbiamo essere consapevoli che è finita l’era delle vacche grasse. Non si può più costruire un presidio ospedaliero a comune. Dobbiamo ottenere il massimo con il minimo e scrollarci di dosso i bubboni delle gare d’appalto. Su questo interverrò con decisione».
NESSUNA TERRA DA CONQUISTARE «Non siamo conquistatori». Lo ribadiscono più volte il commissario Cotticelli ed il Dg della programmazione sanitaria Andrea Urbani. È il direttore generale nominato dal Ministero della Salute a chiedere che si abbassino i toni. «Vogliamo il bene della sanità per la vostra regione e siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità – ha dichiarato –. Ma è logico che in dieci anni di commissariamento ci sono state cose che non hanno funzionato. Come prima cosa la nomina dei responsabili delle Asp da parte della politica. Se gli amministratori fossero stati in grado di gestire la sanità di certo non ci sarebbe stato il commissariamento». Ma ci sono anche i numeri. «La migrazione sanitaria ci costa 84 milioni di euro all’anno – spiega Urbani, che in Calabria è stato subcommissario – 34 milioni di euro nella sola provincia di Cosenza. Questo genera dei costi anche da un punto di vista sociale, non solo sanitario». Un discorso complesso e delicato, in cui si inseriscono le razzie messe a segno sfruttando il mercato dei farmaci e delle strumentazioni. «Il “decreto Calabria” era necessario – conclude Urbani – e noi lo stiamo usando con buon senso e collaborazione culturale per rigenerare il servizio sanitario calabrese». Le quotazioni basse nei livelli essenziali di assistenza, i milioni di euro spesi dalla Calabria in altre regioni ma soprattutto le spese “folli” autorizzate negli anni, per il Dg Urbani, consentono di definire «emergenza nazionale» il sistema sanitario calabrese. «Dal 2015 non permettiamo più di acquistare singolarmente determinati farmaci. In questo campo, così come nell’acquisto di tutti i mezzi necessari all’esercizio dell’attività medica, in Calabria si spendevano milioni e milioni di euro. Un capitale che avrebbe permesso molte più assunzioni di quelle di cui stiamo discutendo in questi giorni. Parlavo dei numeri della mobilità passiva -aggiunge Urbani-, se si invertisse il trend con 84 milioni di euro nel sistema sanitario calabrese arriverebbero i migliori specialisti d’Italia».
LA SFIDA “CULTURALE” DI BELCASTRO Se pazienti prendono in ostaggio medici e la sanità calabrese spesso ha le fattezze di un bagno di sangue, il direttore del dipartimento tutela della salute della regione Calabria ha una idea ben precisa: «Le problematiche ci sono tutte, ma io oggi voglio lanciare una sfida culturale – dice Antonio Belcastro –. Non abbiamo un problema di tecnologia, sì le risorse non sono infinite ma abbiamo il compito e il dovere di riorganizzarle meglio, per questo dobbiamo ricorrere al concetto della sostenibilità». E in questa direzione andrebbero gli interventi da fare sulle liste di attesa e su un sistema di comunicazione dai vertici alla base quanto più funzionale possibile. «Dobbiamo fare in modo che i pazienti non arrivino nei nostri ospedali con una sensazione di sudditanza. E lo stesso deve fare la governance – ha aggiunto Belcastro –. Dobbiamo smetterla, non siamo la cenerentola della sanità». Il manager apre alla possibilità (previa verifica, ovviamente) di ulteriori assunzioni. «Le recenti assunzioni provengono da uno sblocco delle autorizzazioni che c’era stato nel mese di luglio, richiesto dai tavoli ministeriali di monitoraggio e verifica e alla luce di questo, probabilmente, i ministeri potrebbero autorizzare ulteriori assunzioni. Stiamo stilando il nuovo fabbisogno di personale – ha specificato – e sarà sottoposto ai ministeri per verificare la fattibilità e l’autorizzazione ad assumere nuove figure. Non mi spingo sui numeri, ma sicuramente ne mancano tantissimi. Alcune figure sono già in graduatoria, mentre per altre vanno avviate le procedure concorsuali». (m.presta@corrierecal.it)

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