Mer. Lug 17th, 2024

In 48 ore sono morti due degenti ricoverati nella stessa stanza della struttura riabilitativa Madonna della Catena

 

COSENZA – Un ricovero d’urgenza in Rianimazione, poi la morte. Dopo soli 30 minuti. I familiari, attoniti, chiedono chiarezza e denunciano l’ennesimo caso di presunta malasanità a Cosenza. Questa volta nel mirino però non è finito solo l’Ospedale dell’Annunziata, ma anche due cliniche del gruppo iGreco per il decesso di un 82enne avvenuto ieri. Morte a cui sarebbe seguita quella del suo compagno di stanza ricoverato nella clinica riabilitativa della Madonna della Catena. Entrambi i casi sono stati portati all’attenzione della Procura di Cosenza che ha disposto il sequestro delle salme per eseguirne l’autopsia.

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L’anziano 82 di Mendicino, T. M, che aveva tempo fa avuto un aneurisma cerebrale sembrerebbe sia caduto durante una seduta di terapia riabilitativa ferendosi al ginocchio. Il gonfiore e la febbre trattati, a dire dei familiari, con indifferenza dagli operatori della clinica di Laurignano del gruppo iGreco, li hanno indotti a segnalare le loro preoccupazioni al direttore sanitario pretendendo l’intervento urgente di un medico. Quest’ultimo avrebbe poi riscontrato una sospetta infezione. Per individuare la terapia adatta a trattare il paziente è stato quindi disposto un esame batteriologico delle urine, da raccogliere attraverso un catetere per 24 ore.

L’inserimento della cannula però non sarebbe andato a buon fine come dimostrano un vistoso taglio sul pene e un foro sui testicoli riscontrati da una prima sommaria perizia sul cadavere. L’uomo è stato quindi trasportato nella casa di cura di tipo ospedaliero La Madonnina, sempre di proprietà del gruppo iGreco. Provvedimento che però non è servito a migliorare le condizioni cliniche dell’anziano che hanno portato a chiedere l’intervento del 118 che in ambulanza lo ha trasferito d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Annunziata.

Il tutto all’insaputa dei familiari che attendevano ancora in stanza, alla Madonna della Catena, il suo rientro dopo la visita. Appresa la notizia del trasferimento si sono perciò precipitati in Ospedale dove i quattro figli e la moglie hanno trovato l’anziano nei corridoi, tra decine di persone sistemate su barelle precarie, sedie e addirittura nei bagni e a terra adagiati su delle coperte. All’accettazione all’uomo, che versava in precarie condizioni, è stato attribuito un codice bianco. Dopo quattro ore d’attesa, il genero, ha segnalato l’aggravarsi della situazione con l’82enne che ormai respirava con estrema difficoltà. A quel punto i sanitari sono intervenuti e hanno provveduto a trasferirlo in Rianimazione dove è spirato a distanza di mezz’ora, alle 17:30.

LA MORTE DEL ‘COMPAGNO DI STANZA’

In meno di 48 ore un’altra morte sospetta è avvenuta nella stessa struttura. O meglio, nella medesima stanza della clinica la Madonna della Catena in cui era ricoverato T. M.. Si tratta anche in questo caso di un anziano sottoposto a terapia riabilitativa. L’uomo stava dormendo all’ora dei pasti. Con lui non ci sono i familiari che solitamente lo aiutano a mangiare. E l’operatore di turno pare avesse fretta di portare a termine il proprio lavoro. Testimoni oculari avrebbero raccontato che l’operatore in servizio, noncurante del fatto che l’anziano non fosse in stato di veglia avrebbe iniziato ad infilargli il cibo in bocca con la forza.

Qualcuno le avrebbe fatto notare che quell’operazione poteva essere pericolosa. Un consiglio scambiato per una critica alla quale l’operatrice avrebbe protestato con veemenza. Tale solerzia non si esclude possa essere costata la vita all’uomo che dopo il pasto forzato è deceduto. Si sospetta una morte per soffocamento, a causa di un’infiltrazione di alimenti nei polmoni. Attualmente non vi sono soggetti iscritti nel registro degli indagati e il procedimento attivato, per ora, è a carico di ignoti.

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