Sab. Nov 16th, 2024

L’ex consigliere regionale della Calabria Claudio Parente, di Forza Italia, e due consiglieri comunali di Catanzaro della maggioranza di centrodestra, Giuseppe Pisano e Francesco Gironda, eletti con la lista “Officine del Sud”, collegata all’omonimo movimento politico fondato dallo stesso Parente, sono stati rinviati a giudizio con l’accusa, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e peculato. La decisione è stata presa dal Gup di Catanzaro Alfredo Ferraro.

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Il rinvio a giudizio dei tre esponenti politici era stato chiesto dalla Procura della Repubblica di Catanzaro a conclusione dell’inchiesta denominata “Corvo”, basata sulle indagini condotte dalla Guardia di finanza, riguardante la convenzione stipulata tra l’Amministrazione comunale e la società “Vivere Insieme”, fondata da Claudio Parente.

Secondo l’accusa, Parente, dimessosi formalmente dalle cariche rivestite all’interno della società che aveva fondato, avrebbe mantenuto in realtà la gestione e il controllo di “Vivere Insieme”.

Sempre secondo la Procura, rappresentata nel corso dell’udienza preliminare dal pm Graziella Viscomi, Parente, quando era ancora consigliere regionale, avrebbe assunto nella sua struttura due persone vicine ai consiglieri Pisano e Gironda in cambio del loro sostegno all’approvazione della delibera riguardante la convenzione tra il Comune e la società “Vivere Insieme”.

Il processo a carico di Parente, Pisano e Gironda avrà inizio il 13 dicembre prossimo.

Pisano: “Rammarico per rinvio a giudizio”

“Apprendo, non senza sincero rammarico, della decisione del Gup di Catanzaro di disporre il rinvio a giudizio nei miei confronti nel procedimento comunemente denominato ‘Corvo’, che vede coinvolti anche il collega consigliere Francesco Gironda, e l’ex consigliere regionale Claudio Parente”. Lo afferma, in una nota, il consigliere comunale di Catanzaro Giuseppe Pisano.

“Rispetto profondamente la decisione del giudice – aggiunge Pisano – e affiderò ancora una volta ai miei legali di fiducia il compito di difendermi nelle sedi competenti. Ero e resto fermamente convinto della mia innocenza, che avrò modo di dimostrare con ogni mezzo nel processo che avrà inizio a dicembre, all’esito del quale sono certo che la magistratura, nella quale ripongo massima fiducia, saprà riconoscere la bontà del mio operato amministrativo. Non sarà un provvedimento che si limita a disporre un rinvio a giudizio, e non una responsabilità penale, a farmi oggi ricredere sulla correttezza di una delibera consiliare approvata a larga maggioranza e nell’interesse esclusivo della città. Così come non sarà il giudizio che mi attende a distogliere il mio impegno politico al servizio del capoluogo di regione o a suggerirmi passi indietro nelle cariche che oggi mi onoro di rivestire. Sia chiaro a tutti che non arretrerò di un solo centimetro nelle mie battaglie per Catanzaro e la sua provincia, a partire dall’imminente sfida elettorale. A tale proposito, mi auguro che la lunga campagna che ci attende per le elezioni comunali a Catanzaro sia basata su programmi e proposte concrete per la città, con dibattiti e toni anche accesi se necessari, ma sempre improntata al rispetto reciproco tra gli opposti schieramenti”.

“Laddove, invece, qualcuno intendesse utilizzare argomenti speculativi e diffamatori su vicende che ancora attendono un vaglio giudiziario – dice ancora il consigliere comunale – sappia che non gli sarà consentito e che troverà in me un solido argine ai vani tentativi di gettare fango. Lo devo a me stesso, alla mia innocenza, alla mia famiglia ed a tutti i concittadini di Catanzaro che hanno riposto in me la loro fiducia”.